“Slasher” di John Landis

Americana
Più landisiano che mai il primo lungometraggio non-fiction del regista di The Blues Brothers

John Landis è tornato. A quattro anni dall’ultimo film, e una serie di pellicole non proprio indimenticabili, l’autore di ‘Animal House’ torna sul grande schermo con un documentario di ispirazione “politica” apparentemente lontano da quello a cui ci aveva abituato.

L’ultima campagna elettorale negli Stati Uniti, infatti, ha risvegliato l’attivismo di molti cittadini stanchi di G. W. Bush e di molti registi consapevoli di poter fare qualcosa di concreto per mandare a casa il presidente cowboy. L’idea di Landis era quella di paragonare il modo di propinare menzogne utilizzato da Bush e dai suoi collaboratori sulla guerra in Iraq, con la collaudatissima tecnica “persuasiva” dei venditori di auto usate. Ma l’incontro con Michael Bennett, autentico super-venditore adrenalinico e malinconico, e con il degradato scenario di Memphis, ha un po’ modificato il progetto iniziale. Ovvero, il paragone tra i due prototipi menzogneri resta, ma è il piazzista Bennett a dominare la scena.

Quella dello Slasher è una figura tipicamente americana: un venditore di illusioni che, con tanto di smoking, DJ e ragazze sorridenti, abbatte i prezzi (prima debitamente gonfiati) delle auto usate. E’ un “mercenario” che, su commissione, gira i concessionari di tutto il paese organizzando liquidazioni mascherate da aiuti umanitari, svendite che cerchino di risollevare i bilanci in rosso degli autosaloni, colpiti anch’essi dalla crisi economica. È quasi una figura mitica per i ‘normali’ venditori, il principe del foro e l’idolo delle folle; insomma, quello che riuscirebbe a vendere il ghiaccio agli esquimesi, come direbbe qualcuno.
Ma è anche un poveraccio come tanti altri, frustrato dal proprio lavoro che lo tiene lontano dalla famiglia e condannato dall’ipercinesi ad essere sempre ‘carico’ ed in movimento.

Come sempre, nei suoi film, Landis racconta più sottilmente di quanto sembri lo spirito dell’america popolare, uno stile di vita ricco di contraddizioni connaturate alla nascita della Nazione. Ed il regista del Rythm’nd Blues riesce a sviscerare quest’ambiguità proprio attraverso la musica, ambientando la tre giorni di svendita a Memphis, patria di Elvis e allo stesso tempo culla della musica nera, città sudista capitale della bancarotta e feudo conservatore di elettori di Bush.
Lo Slasher è la personificazione di una concezione del mondo dove tutto è vendibile (falsità o verità comprese), basta che ci sia qualcuno disposto a comprare (o a credere).

Il prezzo giusto è quello che il cliente è disposto a pagare, dice Bennett. Speriamo allora che gli americani capiscano che in Iraq, tutti hanno già pagato abbastanza.

USA, 2004, 35mm, 85′, col.
Regia, soggetto/Director, Story John Landis
Fotografia/Director of Photography Paul Dokuchitz, Peter Rieveschl
Montaggio/Film Editor Martin Appellbaum
Musica/Music Mandy Stein
Suono/Sound Andy Black, Hayden Jackson, Aaron Rihel
Interpreti/Cast Michael Bennett
Produttore/Producer Steven Cantor, Chris Kobin, Daniel Laikind, Gary DePew
Coproduttore/Co-ProducerMandy Stein
Produttore/Producer Independent Film Channel, Stick Figure Productions
Distribuzione/Distribution Independent Film Channel

Exit mobile version