Fuori Concorso – Anteprima
Omar Razaghi è uno studente di origini iraniane dell’università del Colorado a cui viene assegnata una borsa di studio per scrivere la biografia dello scrittore uruguayano Jules Gund, morto suicida con un colpo di arma da fuoco. A sorpresa, gli eredi negano a Omar l’autorizzazione alle ricerche per la stesura del libro, e questo significherebbe un brusco arresto alla sua carriera universitaria, come sottolinea la fidanzata Deirdre che si propone di accompagnarlo nel suo viaggio in Uruguay per convincere la famiglia dello scrittore. In realtà il ragazzo parte da solo alla volta di Ochos Rìos, una tenuta lontana da tutto, immersa in una natura selvaggia, dove convivono Caroline, la vedova di Jules, suo fratello Adam e l’ultima amante dello scrittore, la giovane e indifesa Arden con la figlia che nacque dalla loro relazione.
Omar inizia il suo viaggio lasciando l’angusto appartamento improntato alla modernità e praticità americane, e arrivando in una terra dove pare che il tempo si sia fermato e tutti vivano nel passato, in una casa troppo grande per le poche persone che la abitano, e dove la natura avvolge tutto e sovrasta l’uomo.
Mescolarsi o non mescolarsi, questo è il problema. Omar si mescola, Deirdre non si mescola; e da qui parte un cambiamento di vita che va ben oltre la stesura di una biografia. “Quella casa è uno zoo” dicono i vicini, un insieme di persone che nascondono segreti, debolezze ed errori talmente umani, e per questo così diversi dal mondo perfetto costruito attorno a Omar dalla triade lavoro-carriera-fidanzata, che inizia a sgretolarsi non appena il ragazzo si mescola, appunto.
Eccesso di controllo e pragmatismo occidentale versus disinibizione e nonsense sudamericano; concretezza versus surrealismo, non è la prima volta che il regista americano James Ivory trasforma in film testi letterari che raccontano una dicotomia tra civiltà diverse (Il capofamiglia), differenti classi sociali (Camera con vista, Casa Howard) o personalità, e da cui inevitabilmente fluisce un cambiamento e si ritrovano ideali sopiti. Anche in The city of your final destination, l’opera di Pete Cameron (Quella sera dorata) è portata nello schermo con il consueto gusto estetico e cura maniacale dei particolari da parte di un regista che spesso privilegia l’occhio alla sceneggiatura, ma non fa mancare un buon ritmo nella narrazione, e battute sagaci (il suo Adam-Anthony Hopkins a cui fa dire in un eccesso di snobismo: “Mi rifiuto di sottomettermi ad una cosa stupida come la democrazia”).
Certo, chi meglio di Anthony Hopkins (al suo quarto lavoro con Ivory dopo Casa Howard, Surviving Picasso, Quel che resta del giorno) può interpretare un vecchio snob dall’allure anglosassone, declinandone alla perfezione il guizzo ironico? Un ottimo esercizio di stile, messo tuttavia in ombra dalle bravissime protagoniste femminili del film: la magistrale Laura Linney che dà vita a una Caroline indurita dalla vita e nel contempo ancora smaniosa di vivere, e Charlotte Gainsbourg che interpreta perfettamente quell’animaletto spaurito di Arden.
Piacerà a chi ama il grande romanzo e ha il gusto delle passioni contrastate, e dei personaggi che tentano di cambiare il proprio destino, e infine a chi ama il bello (e Ivory accontenta i palati più fini con il suo background fatto di studi in Architettura e Belle Arti) e un raffinato impianto teatrale.
Titolo originale: The City of Your Final Destination
Nazione: U.S.A.
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 117′
Regia: James IvoryCast: Anthony Hopkins, Omar Metwally, Laura Linney, Charlotte Gainsbourg, Hiroyuki Sanada, Norma Aleandro, Alexandra Maria Lara, Kate Burton
Produzione: Merchant-Ivory Productions
Data di uscita: Roma 2009
08/10/2010 Cinema