Venezia 71. Fuori Concorso
James Franco torna ad adattare Faulkner e, dopo As I Lay Dying presentato a Cannes nel 2011, mette in scena The Sound And The Fury.
Le vite e le tare dei membri della famiglia Compson, floridi proprietari terrieri del sud degli Stati Uniti un tempo, e ora in lento declino sia morale che economico, narrate in tre capitoli, come il romanzo, uno per ciascuno dei fratelli, lasciando fuori il prologo finale incentrato sulla serva Dilsey.
I tre fratelli Compson, ognuno per motivi diversi, sono ossessionati dalla sorella Candance, sempre presente, quando non fisicamente come un ricordo doloroso. La incontriamo nel primo capitolo, narrato da Benji (James Franco), un minorato mentale per cui Caddy è madre e madonna; perde queste virtù nel secondo capitolo, quello di Quentin (Jacob Loeb), che per lei prova un amore incestuoso e ricambiato; precipita definitivamente nella dannazione nel terzo capitolo, il cui protagonista è Jason (Scott Haze) che attribuisce a lei, e alla nipotina di cui si deve prendere cura, la colpa di tutto ciò che è andato storto nella sua vita.
Franco ormai fa più notizia dei suoi film. La sua cosiddetta poliedricità, la sua onnipresenza nei media, il suo onnivorismo socio-culturale, lo rendono uno dei personaggi più amati, odiati e chiacchierati del cinema contemporaneo. Lui ne è perfettamente consapevole e anche se sembra trollarci tutti con i selfie, le sue dichiarazioni e le parodie, non prende alla leggera i suoi ruoli di attore e regista.
Da un lato non si può negare che le sue prove attoriali siano sempre molto buone – che interpreti uno strafattone, un villain, o un ritardato – e anche in questa occasione non delude: il suo Benji è intenso e innocente, non scade nella farsa e non trascende nel patetismo. Forse eccessive le ripetizioni su quanto sua sorella profumasse di alberi, ma nel complesso credibile.
_ Dall’altro, nonostante una buona capacità di scegliere e dirigere i suoi attori – già apprezzato Scott Haze in Child of God; buono Jacob Loeb, qui alla sua prima prova ufficiale (ha interpretato Bukowski, sempre per la regia di James Franco, non ancora distribuito); ottimo Tim Blake Nelson come padre ubriacone – per quanto riguarda l’insieme dell’opera c’è più patina che sostanza, più cervello che cuore. Non necessariamente per furbizia: sembra quasi che, consapevole dell’importanza dell’autore trattato, la paura di sbagliare prevalga sull’istinto di rischiare, e che quest’ultimo si riversi piuttosto nella sua interpretazione che non nel tentativo di trovare soluzioni registiche personali.
Non si può dire che il film sia brutto: è però piatto e poco coinvolgente. Un altro tentativo, onesto se non coraggioso, di trasporre la difficile scrittura di Faulkner, tentativo per certi versi riuscito. Ma proprio perché il vasto range interpretativo di Franco è ormai ben noto, sarebbe interessante vedere cosa succederebbe se incanalasse la sua visione e la sua sottile vena di ironia nella regia piuttosto che nell’azione. Probabilmente avremmo film meno precisi e freddi, con più difetti, ma anche più vivi.
Titolo originale: The Sound And The Fury
Nazione: USA
Anno: 2014
Genere: Drammatico
Durata: 101′
Regia: James Franco
Cast: James Franco, Jacob Loeb, Scott Haze, Tim Blake Nelson, Ahna O’Reilly
Produzione: Rabbit Bandini Productions
Data di uscita: Venezia 2014