Commedia di sorprendente attualità, sebbene datata 1895, è Un marito ideale di Oscar Wilde, degnamente rappresentata al Teatro Toniolo di Mestre dalla Compagnia del Teatro Stabile di Calabria dal 21 al 25 gennaio.
Un marito ideale è forse la più completa tra le tre “commedie salottiere” che resero celebre Wilde, tra cui anche la famosa L’importanza di chiamarsi Ernesto, perché mescola perfettamente la comicità assurda e frivola con un intreccio serio e corposo che lascia gli spettatori divertiti e sbalorditi per la sua disarmante modernità.
Wilde, con il suo occhio critico e spiritoso, dipinge il ritratto dell’alta società vittoriana nell’Inghilterra del secolo scorso, e ne svela i vizi, sia quelli superficiali ed evidenti, esemplificati dal dandy Lord Arthur Goring (un eccellente e spiritosissimo Geppy Gleijeses), rampollo scapolo che preferisce godersi i piaceri della vita anziché prenderla sul serio, sia quelli ben più gravi e ipocritamente nascosti, come la truffa economica di Sir Robert Chiltern. Robert infatti, giovane e integerrimo sottosegretario al ministero degli esteri e marito adorato della virtuosa Lady Chiltren, ha in realtà fondato la sua fortuna su una truffa che oggi diremo di “insider trading”; tutto all’apparenza è perfetto, ma una terribile e avventuriera Lady Cheveley scopre l’inganno e ricatta Robert, mettendo a repentaglio sia la sua vita professionale che il suo rapporto con la moglie.
La trama, nei primi due atti lineare, seria, fatta per lo più di lunghi dialoghi tra i protagonisti, nei successivi due atti si addensa in un intreccio formidabile, dove le coincidenze imprevedibili hanno il sopravvento e dove trionfa l’umorismo tipico di Wilde. Lord Arthur Goring, infatti, che incarna la figura tipica del dandy (probabilmente lo stesso Wilde), da sempre rampollo viziato lontano dai problemi del mondo, si trova invischiato nella vicenda e, contrariamente alle aspettative, dimostra oltre alla consueta ironia una levatura morale e una saggezza interiore che gli apparenti perbenisti londinesi in realtà non avevano; la commedia è così occasione di critica della società falsamente moralistica del tempo. Ma a pensarci bene i problemi di corruzione politica, e la riflessione su onestà e falso perbenismo non sono propri solamente della società inglese ottocentesca e non sono poi così lontani nel tempo.
Tutti i personaggi vengono delineati molto bene da Wilde nelle loro sfaccettature psicologiche, e ciascuno di essi evidenzia un diverso aspetto della società vittoriana; la ricostruzione è vivificata anche dai bellissimi costumi d’epoca indossati dagli attori (compresi i famosi “cappellini” delle signore) e da un’imponente ed efficace allestimento scenico.
Grande assente nello stesso cast de L’importanza di chiamarsi Ernesto, è la famosa Deborah Caprioglio a causa della sua recente separazione da Geppy Gleijeses; per il resto il team è pressoché immutato perché “squadra che vince non si cambia”, quindi sempre Mario Missiroli alla regia, Lorenzo Ghiglia per le scenografie e Masolino D’Amico per la traduzione dal testo originale.
Teatro Stabile di Calabria – Gitiesse Artisti Riuniti
UN MARITO IDEALE – di Oscar Wilde
traduzione di: Masolino D’Amico
con: GEPPY GLEIJESES, LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE, MANUELA KUSTERMANN,
Andrea Cavatorta, Umberto Raho, Dina Braschi, Antonio Ferrante, Viviana Lombardo, Ferruccio Ferrante
regia di: Mario Missiroli
scene e costumi: Lorenzo Ghiglia