Metà anni venti. John (Ben Barnes) e Larita (Jessica Biel) si incontrano a Montecarlo. Lui è un rampollo dell’aristocrazia inglese, lei è un pilota americano di corse automobilistiche, è bella, vedova e dallo sguardo libero. Appassionati si sposano. Ma questo è solo il prologo.
Segue una storia vecchia quanto il mondo: lui, lei e la suocera. Giunti nella dimora avita di John, la radiosa fanciulla viene accolta dall’ostilità conservatrice della padrona di casa (Kristin Scott Thomas) e dalla curiosità morbosa delle cognate, mentre il capo famiglia (Colin Firth), reduce di guerra e avverso alle ipocrisie della sua classe, la accoglie con il sorriso che ci si scambia tra simili.
Tratto dall’omonima piéce di Noel Coward, eclettico e graffiante autore del ‘900 (Vite private, Cavalcade, Breve incontro), Easy virtue diviene film nel ’27, firmato dal giovane Hitchcock che qualche anno più tardi nella famosa intervista a Truffaut confesserà: “E’ il film più brutto che abbia mai fatto”.
Dopo parecchi decenni, il regista australiano Stephan Elliot (Priscilla La Regina del Deserto), con la collaborazione alla sceneggiatura di Sheridan Jobbins, volge il dramma originale in una sofisticata commedia cinematografica dai toni amari, mantenendo la foggia british, con il supporto di un eccellente cast sia tecnico che artistico.
Girato in autentiche dimore inglesi, con eleganza, il film fonde irriverenza, ironia e arguzia alla rappresentazione di una profonda infelicità.
Larita, rappresenta il nuovo mondo che il vecchio teme e disprezza, ma è anche una giovane donna che suscita l’invidia e il rimpianto di una donna più anziana, che vede consumate tutte le sue chances.
John, oggetto conteso, è figlio amato, mezzo per salvaguardare uno status che si sta sbriciolando nei debiti e giovane e delizioso amante capace di far rinascere la voglia di vivere.
La strenua resistenza della tradizione vittoriana e l’incapacità di accettare un ineluttabile cambiamento si incarnano in Lady Whittaker, dall’esoscheletro di ferro, che non vuole arrendersi al declino che il conflitto mondiale ha impresso anche alla sua classe.
Colin Firth, sempre stropicciato e con la barba sfatta, smarrito e poi riacciuffato, vive la sua vita ai margini del carrozzone che la sua consorte difende con tenacia, accompagnato dall’affettuoso e complice sguardo ironico della servitù che non lesina il suo appoggio anche alla nuova arrivata.
La Biel, col carré platino alla Harlow, varca con eleganza, eccentricità e immediatezza i scintillanti ambienti, raccontati in plongée dal regista, che svelano poi nei dettagli un’opulenza ormai sdrucita e consunta.
La dimora dei Whittaker è un contenitore che annulla la libera scelta di John; un luogo dove si consumano drammi personali dal sapore disperatamente umano, in cui rimbalzano battute sferzate con il sorriso sulle labbra e dove la realtà si deforma specchiandosi sulle molte superfici convesse.
Elliot, adatta e stempera la crudeltà di Coward; utilizza un episodio personale per aggiungere l’esilarante sequenza dello scomparso cane Poppy e punteggia la trama coi passaggi del metaforico vecchio giardiniere che sposta su una cigolante carriola le poche piante disponibili per addobbare uno spazio troppo ampio.
Le verità si svelano a poco a poco e la struttura pare vacillare. Ma il conflitto tra cavalli e motori, la tradizione della caccia alla volpe e la sacrilega novità del jazz si riassorbono per incanto in un sistema capace di inglobare e conservare tutto, lasciando che si allontanino coloro che non riescono ad adeguarsi. In conclusione la follia di Lady Whittaker è la tenace difesa di una “normalità” immutabile che resiste perché in realtà profondamente condivisa.
Titolo originale: Easy Virtue
Nazione: Inghilterra
Anno: 2008
Genere: Commedia
Durata: 93’
Regia: Stephan Elliott
Cast: Jessica Biel, Ben Barnes, Kristin Scott Thomas, Colin Firth
Data di uscita: Roma 2008
9 gennaio 2009