Toccherà a Natalie Portman, lunedì 1 settembre prossimo, accendere la fiaccola della sezione Corto Cortissimo, il concorso internazionale di cortometraggi della 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta
Sarà infatti Eve, esordio nella regia della giovane attrice americana (la regina Padmé Amidala di Star Wars, e star di titoli quali Léon, Closer, V per Vendetta, The Darjeeling Limited), ad aprire – fuori concorso – il primo dei tre programmi della competizione curata da Stefano Martina con la collaborazione di Giuliana La Volpe. Interpretato da due icone del cinema americano come Lauren Bacall e Ben Gazzara, che hanno generosamente prestato le loro gloriose rughe e il loro talento ad una garbata commedia sulle schermaglie amorose della terza età, il film della Portman è però solo il primo della nutrita ed eterogenea pattuglia di produzioni americane selezionate quest’anno. E che comprende anche The Butcher’s Shop, una raffinata rilettura – all’incrocio tra cinema e videoarte – di un celebre dipinto del pittore cinquecentesco Annibale Carracci diretta dal veterano Philip Haas (Una notte per decidere, Angeli e insetti), il kammerspiel firmato in coppia dagli italiani Giacomo Gatti e Francesco Carrozzini 1937, interamente ambientato nel celeberrimo Chelsea Hotel di New York, e – come film di chiusura, anch’esso fuori concorso – Jarred di Martin Gaiss.
Per la prima volta in assoluto, Corto Cortissimo registra però anche la partecipazione di un cortometraggio vietnamita, Khi toi 20 (When I Am 20) di Phan Dang Di, una malinconica vicenda di amori giovanili in salsa Nouvelle Vague che, assieme a Wode (Mine) del cinese Hui Liu, misuratissimo dramma neorealistico con forti richiami a Ladri di biciclette, completa il versante asiatico di una selezione in cui spicca più che mai – almeno in termini quantitativi – soprattutto la componente europea, fatta eccezione per il messicano Tierra y pan, formidabile prova di Carlos Armella, già collaboratore di Alejandro González Iñarritu.
Tra i paesi del Vecchio Continente, i più rappresentati quest’anno sono la Francia, il Regno Unito e il Belgio, con due film ciascuno. Da Oltralpe giungono infatti sia il rigoroso Corpus/corpus di Christophe Loizillon (altro autore ritornato al cinema breve dopo due lungometraggi) che Dix, una originale rappresentazione in 3D delle ossessioni più profonde di un individuo affetto da manie compulsive, firmato dal collettivo artistico Bif; dal Regno Unito provengono sia la documentaristica immersione nel disagio mentale di I’m In Away From Here di Catriona McInness, sia la dolente favola pseudo-fantascientifica di The Stars Don’t Twinkle In Outer Space di Peter Thwaites; battono bandiera belga, invece, tanto il gelido pamphlet sul potere e i vincoli famigliari De onbaatzuchtigen (The Altruists) del fiammingo Dejaegher Koen, quanto il vallone Noces de cendres, un’emozionante vicenda di elaborazione infantile del lutto diretta da Pierre Eden Simon.
Unica commedia in competizione, ancorché intrisa di humour nero, è l’ungherese Vacsora (The Dinner) di Karchi Perlmann, sul cui sfondo echeggiano i disordini di Budapest dell’ottobre 2006, mentre arrivano dall’estremo nord europeo Teine tulemine (Second Coming) dell’estone Tanel Toom (uno straordinario dramma bellico venato di mistero, misticismo e horror), lo svedese Lögner (Lies), con il quale Jonas Odell prosegue il suo meticoloso ed eclettico lavoro al confine tra animazione e documentario, sul solco del precedente e premiatissimo Aldrig som första gången! (Never Like the First Time!), e anche Vi der blev tilbage (We Who Stay Behind) del regista danese Martin De Thurah, emozionante epopea su un gruppo di ragazzini impegnati a salvare il mondo da una micidiale epidemia di tristezza che colpisce gli adulti.
In una selezione nella quale l’esplorazione delle dinamiche e dei legami famigliari detiene il primato del tema più ricorrente, è soprattutto l’indagine sullo speciale rapporto padre-figlia ad emergere in modo netto, secondo le chiavi e i registri più diversi. Oltre al già citato Noces de cendres, è ciò che si occupano infatti di mettere in scena anche i restanti film in competizione, dallo svizzero-bosniaco Ich träume nicht auf Deutsch (I Don’t Dream in German) di Ivana Lalovic, che prende spunto dalle macerie anche sentimentali lasciate dall’assedio di Sarajevo, a Every Breath You Take dello sloveno Igor Sterk (già noto per i suoi lungometraggi, tra cui Ljubljana, in concorso a Rotterdam nel 2002), al film del regista olandese Joost van Ginkel Zand, che fotografa con rara intensità e partecipazione una dolorosa vicenda di abusi domestici contro i quali l’amore paterno nulla può.
A conclusione della sezione Corto Cortissimo, per la quale sono stati visionati quest’anno quasi 1400 cortometraggi, il palinsesto della Mostra comprende infine un quarto programma, non competitivo, previsto per il 4 settembre. Si tratta di un Evento speciale tutto italiano, di cui fanno parte i documentari Il colore della Bassa di Giuseppe Morandi e Gianfranco Azzali, Managua Boxing di Frediana Fornari e Un canto lontano di Alberto Momo, oltre al corto di fiction e animazione Alba diretto da Giorgia Farina.
La giuria internazionale di Corto Cortissimo è presieduta dal regista, produttore e sceneggiatore Amos Poe (Usa), dallo storico del cinema Gianni Rondolino, (Italia), dalla produttrice Joana Vicente (Macao).
La giuria assegnerà per i cortometraggi senza possibilità di ex-aequo, i premi:
– Leone Corto Cortissimo per il miglior cortometraggio
– Premio UIP per il miglior cortometraggio europeo
– una Menzione Speciale