Cinema di qualità e proteste per i tagli al FUS (Fondo unico dello spettacolo), hanno fatto da sfondo alla tradizionale conferenza stampa romana per la presentazione della 66esima Mostra del Cinema di Venezia, in programma al Lido dal 2 al 12 settembre prossimi.
Niente più pellicole, né videocamere digitali, ma immagini impresse direttamente sulla polenta. Annessione alla Francia e film recitati in francese con attori nostrani. Infine, non più Mostra del Cinema di Venezia ma Festa del Cinema padano. Ha esordito così Andrea Purgatori – giornalista e sceneggiatore – decantando alla platea dell’Hotel Excelsior di Via Veneto in Roma, la surreale lettera – non vera, ma verosimile – del Ministro della cultura Sandro Bondi. Lettera giunta in risposta alle polemiche per i tagli al Fondo Unico dello Spettacolo, che in questo 2009 ammonta a ben 11 milioni di euro, a fronte dei circa 500 stanziati dal fondo francese e dei circa 250 milioni di sterline di quello inglese. Si tenta così di sdrammatizzare una situazione illustrata all’inizio della mattinata da Carlo Verdone e Sergio Castellitto, ospiti d’eccezione e portavoci del coro di protesta che, il prossimo mese, verrà impegnati in laguna una schiera di registi, attori e professionisti del settore.
E dopo le immancabili polemiche, parte la kermesse festivaliera, illustrata dal Presidente della Biennale Paolo Baratta e dal direttore artistico Marco Müller. Il programma, come al solito ricchissimo di eventi e retrospettive, conta quest’anno ben 75 lungometraggi divisi nelle 4 sezioni ufficiali, di cui ben 71 in anteprima mondiale e 4 in anteprima internazionale. Fra le sorprese del Concorso c’è il ritorno del maestro Werner Herzog, presente con Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans, con Nicolas Cage e Eva Mendes. Altra pellicola attesissima è quella dell’americano Todd Solondz con Life during Wartime e il nuovo documentario di Michael Moore Capitalism: a love story. Come sempre, le trame di tutti i film, verranno rese note a partire dalla prossima settimana. Grandi aspettative anche per i film italiani. Dopo l’apertura di Giuseppe Tornatore con Baarìa, completano i titoli in concorso Lo spazio bianco di Francesca Comencini, La doppia ora dell’esordiente Giuseppe Capotondi e Il grande sogno di Michele Placido.
Nell’impossibilità di trarre un comune denominatore nel Festival della Crisi, è importante far presente come quest’anno le opere prime e seconde siano una larga fetta di quelle selezionate, segno che la difficoltà di far cinema non scoraggia le nuove leve a proporre e produrre cinema di qualità. Per la prima volta in Concorso arriva un film dallo Sri Lanka, paese provato da 25 anni di guerra fra l’esercito nazionale e i ribelli del Tamil. Quattro sono invece le pellicole indiane e una peruviana, scelte che aprono – come spesso accade con Marco Müller – a cinematografie nuove e interessantissime. Ma non sarà solo il cinema a rappresentare questo Festival. Nella volontà degli organizzatori – soprattutto in tempo di crisi – c’è quella di rilanciare un territorio e le sue attività, puntando a fornire prodotti e servizi di qualità. Fra tutti: un’ala di ristorazione a prezzi fissi e alloggi a partire da venticinque euro.
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Foto a cura di Alcide Boaretto Copyright © NonSoloCinema.com – Alcide Boaretto