Venezia 72. Concorso
Michael Stone è l’affermato autore di un libro sul customer service dal titolo How May I Help You Help Them? È inglese, ma vive a L.A. ormai da anni, è sposato e ha un figlio. È in viaggio per un tour di conferenze e fa tappa, solo per una notte, a Cincinnati. In quella notte troverà finalmente la donna della sua vita. O forse no.
Dunque, Anomalisa. Era uno dei film più attesi, il ritorno alla regia dopo 7 anni di Charlie Kaufman, che certo non ha bisogno di presentazioni (ma nel caso l’avesse, il suo curriculum come regista conta Syneddoche New York con l’indimenticato Philip Seymour Hoffman, mentre come sceneggiatore ha creato The Eternal Sunshine of the Spotless Mind e Being John Malkovich, per citarne un paio).
Dire che il suo ritorno al grande schermo fosse atteso è dire poco. E lo fa con un lavoro che aveva fatto parte di un progetto teatrale di Carter Burwell che coinvolgeva i fratelli Coen, e arriva al cinema con Dan Harmon come produttore esecutivo e la collaborazione con Duke Johnson (rispettivamente Community, che a sua volta non ha bisogno di presentazioni, e Abed Uncontrollable Christmas, l’episodio di Community in stop motion che ha vinto un Emmy per la miglior regia). Insomma un progetto che non avrebbe potuto suonare meglio. Eppure.
I responsi immediati in rete e sui social sono positivi, anzi, più che positivi, sii parla già di capolavoro. Eppure.
L’animazione in stop motion è, come si addice al team della Starburns Industries, eccezionale. Specie nella mondanità delle azioni a cui è stato dedicato un tale lavoro certosino: il protagonista che fa la pipì, uno sconosciuto che si masturba. Era mai stato visto qualcuno masturbarsi in stop motion? Eppure.
Il protagonista soffre della sindrome di Fregoli (probabilmente, forse, ma abbiamo comunque ragione. Perché nei lavori di Kaufman qualsiasi interpretazione è quella giusta) e tutte le persone che lo circondano hanno la stessa faccia e la stessa voce. Perfino quel vecchio amore di un tempo, che è riuscito a rintracciare ora che è a Cincinnati solo per una notte e che sperava potesse aiutarlo a uscire dalla bolla di vetro in cui si trova. Ma no, nemmeno lei riesce a cambiare la situazione, a rompere quel muro che lo separa dal resto del mondo.
Poi all’improvviso incontra Lisa, un’anonima agente di vendita in un call center, anche lei a Cincinnati per assistere alla sua conferenza e che considera il libro di Michael quasi come una Bibbia. La sua voce è diversa, incredibilmente, e Michael non può fare a meno di inseguirla, di braccarla, di convincerla che si appartengono l’uno all’altra. Si arriva quindi alla scena di sesso che ha reso un film di animazione Rated-R, ed è effettivamente fantastica. È comica, buffa, romantica, erotica. Due corpi meravigliosamente reali nelle loro pancette e gambe tozze che si incontrano in un momento di rara delicatezza. Tutto quello che non vi aspettereste, se vi parlassero di sesso tra pupazzetti. Eppure.
Ma la mattina è tutto diverso, alla fredda luce del giorno forse ci si è già abituati a quell’anomalia che è Lisa, forse il modo in cui mastica le uova strapazzate è incredibilmente fastidioso, forse la sua voce sta cominciando a suonare uguale a tutte le altre. Cosa vuol dire, quindi, la vita? Cosa vuol dire amare? O soffrire? C’è una risposta a queste domande? Se esiste certo non è il nostro protagonista a trovarla, mentre rientra a casa da sua moglie, da suo figlio, dai suoi amici, tutti così drammaticamente uguali. Eppure.
Eppure non sappiamo che cosa sia, ma il colpo di fulmine, per noi, non è scattato. Pur rendendoci conto dei meriti indubbi di Anomalisa (e sono tanti, tantissimi. E nessun demerito) non è riuscito a toccare tutte le corde necessarie a emozionarci. Non ha fatto scattare “quel certo non so che” che ti fa non solo apprezzare un film, ma amare. E nessuno può esserne dispiaciuto più di noi.
Titolo originale: Anomalisa
Paese: U.S.A.
Anno: 2015
Durata: 91′
Genere: Animazione
Attori: Jennifer Jason Leigh, David Thewlis, Ton Noonan
Produzioni: Starburns Industries, Snoot Entertainment