Virtuality Conference

Quando la realtà virtuale incontra il cinema

Aperta a Torino il 3 novembre 2005 la sesta edizione di Virtuality Conference rassegna internazionale sul cinema digitale, la realtà virtuale, la computer grafica, l’animazione in 3D e gli effetti speciali.

Nella sessione di apertura di Virtuality hanno catturato l’attenzione di specialisti, appassionati e curiosi tre personaggi che, in modo molto diverso, dimostrano come lo slogan di Virtuality, virtual everywhere, sia particolarmente vero nel mondo del cinema.

Michael Elson, direttore di produzione della inglese Moving Picture Company (www.moving-picture.com) ha illustrato la storia della factory inglese, mostrando diverse fasi di interventi di motion picture in film come Tomb Raider, Harry Potter, Troy fino ai più recenti La fabbrica del cioccolato e La sposa cadavere di Tim Burton. Il fatto che la società stia lavorando a una decina di film diversi e abbia aumentato il numero di software developper da una unità a venti negli ultimi anni testimonia come il cinema guardi sempre più alle nuove tecnologie.

Dalla motion picture alla motion capture con il pioniere Alberto Meneche (http://www.imageworks.com/company/bios/amenache.html) della Sony Pictures Imageworks, un colosso con oltre mille persone dedicate a questo settore. Meneche ha raccontato una storia curiosa che ancora non è finita. L’antenato della motion capture si chiama Rotoscope, venne creato da Max Fischer nel 1915 e, tra alti e bassi, compreso l’utilizzo anche da parte di Walt Disney per cartoni animati degli anni Trenta, sopravvive ancora oggi, anche se pochi ammettono di usarlo.

Occorrerà arrivare agli anni Ottanta per parlare di motion capture così come oggi si intende, e cioè, semplificando molto, applicare a personaggi virtuali i movimenti di persone o animali ripresi in tempo reale e riprodotti sullo schermo tramite sensori posti in alcuni “nodi” del corpo. Una tecnica che richiede un lungo lavoro di preparazione, così come è avvenuto per i due film candidati all’Oscar Stuart Little 2 e Batman Returns o l’insolito Polar Express. Tom Hanks, ha ricordato Menache, all’inizio molto restio a fornire il proprio talento a cinque diversi personaggi del film – e forse anche a farsi applicare ogni mattina 142 marker solo sul volto – si è poi divertito molto, proprio vedendo la trasformazione delle sue performance che venivano adattate ai vari personaggi, i quali dovevano, secondo il regista Robert Zemeckis, “recitare” come se fossero stati attori in carne ed ossa.

Il futuro della motion capture, almeno secondo Sony, sarà nella radiofrequenza. E’ infatti allo studio un metodo che permette, tramite l’uso di trasmettitori e antenne che sostituiranno i sensori – o marker – attualmente utilizzati, di raggiungere maggiore precisione, maggiore realismo e maggiore immersività nei videogiochi, attualmente realizzati al 90% con la motion capture tradizionale.

Paul Debevec, www.debevec.org, direttore dell’Institute for creative technology all’University of South California nonché maggiore esperto mondiale delle tecniche di illuminazione 3D, ha mostrato alcune nuove tecniche di illuminazione digitale che permettono di modificare e progettare l’illuminazione sui volti di attori, per esempio ricreando effetti di luce prodotti da una tenda veneziana o un rosone di una chiesa.

Virtuality Conference durerà fino al 6 novembre. I prossimi appuntamenti che avranno per protagonista il cinema sono:

Venerdì alle 18,45 omaggio a Bruno Bozzetto

Sabato alle 9 il Making of di Madagascar, presentato da Luca Prasso della PDI Dreamworks

Sabato alle 15 omaggio a Dante Ferretti, premio Oscar 2004 per le scenografie di The Aviator

Virtuality Conference
Centro Congressi Torino Incontra – via Nino Costa 8 – Torino
www.virtualityconference.it