“Vite bugiarde. Un romanzo d’appendice” di Vincenzo Cerami

Le menzogne degli innamorati

Da uno dei maestri degli ultimi cinquant’anni, un romanzo sulla riscoperta di sé, attraverso un amore che, con il suo carico di disperazione, emerge dalla menzogna e dalla violenza.

Dopo cinque anni trascorsi in uno stato di non vita, a seguito di un tentativo di suicidio, Angelica riacquista coscienza e cerca di riappropriarsi della propria esistenza. All’inizio, sta con la madre e inizia a lavorare negli uffici amministrativi di un supermercato: sembra così destinata ad entrare in un meccanismo di routine, di normalità, che possa compensare l’irregolarità dell’ultimo periodo. Tuttavia, a poco a poco, emerge la consapevolezza di alcuni tasselli mancanti: cosa le è successo veramente? Perché sua madre non glielo vuole dire? Soprattutto, che fine ha fatto il suo fidanzato, Goffredo Colin? Si mette così alla ricerca di quest’ultimo, ritrovandolo in un paese, Nevada, fuori dal mondo, ai piedi delle Alpi. Tuttavia, l’incontro con lui non farà altro che generare nuove domande, visto che l’uomo che ricorda è un altro.

Il sottotitolo del romanzo di Cerami, Un romanzo di appendice, fa riferimento alle opere pubblicate a puntate alla fine di quotidiani e settimanali, rivolte ad un vasto pubblico e basate su modelli convenzionali, esagerazioni e caratterizzazioni elementari. Questi ebbero grande successo in Francia a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento, grazie ai feuilleton di Alexandre Dumas padre e Eugène Sue – autore de I misteri di Parigi e L’ebreo errante. In Italia, si diffusero a partire dalla metà del XIX secolo, soprattutto per merito di Francesco Mastriani – La cieca di Sorrento e I misteri di Napoli – e Carolina Invernizio – autrice di una sessantina di romanzi, tra i quali La sepolta viva e Il bacio di una morta. Nell’opera di Cerami, il titolo ha una doppia valenza. L’autore non solo ha inteso far riferimento alle letture preferite di Angelica, ma trasformare le vicende della sua protagonista in un romanzo d’appendice, conservando i colpi di scena propri di questo, al tempo stesso rifiutando le semplificazioni dei caratteri e anzi procedendo ad un’analisi introspettiva tipica del romanzo del Novecento. Unendo le due tradizioni letterarie, ha ottenuto un libro godibilissimo e di scorrevole lettura, nel quale l’unica esagerazione è ravvisabile in alcune scene di erotismo sfrenato tra Angelica e Goffredo, che sembrano fatte più per riempire che per essere funzionali ad una storia altrimenti di pregio.

Resta insuperato il capolavoro Un borghese piccolo piccolo del 1976 nel quale, facendo propria la lezione di Pasolini (suo insegnante alle scuole medie), Cerami aveva descritto un mondo urbano violento e misero nel quale si muoveva un uomo all’inizio vittima, poi carnefice, reso tale dalla realtà sociale di appartenenza. I toni di critica nei confronti della società sono appena accennati in Vite bugiarde, ma il punto di forza di questo libro risiede sicuramente nell’analisi anzi nella vivisezione psicologica dei protagonisti.

Vincenzo Cerami, Vite bugiarde. Un romanzo d’appendice, Mondadori, 2007, pp. 220, € 17,00.