“Waste Land – Terra Desolata” di Lucy Walker

Un titolo quasi biblico (l’assonanza tragica con “terra promessa” non può sfuggire) per un documentario interessante su un artista originale, il brasiliano Vik Muniz, divenuto celebre per i suoi ritratti creati utilizzando materiali riciclati; ossia spazzatura, insomma. Ma la scena non si apre su di lui, bensì su un giovane raccoglitore, un catador, che a suo modo è l’alter ego dell’artista. Anche lui a suo modo è un genio visionario che, contro il pregiudizio di tutti, ha organizzato una cooperativa di raccoglitori, che ora possono ottenere condizioni e retribuzioni migliori. Ed è lui il protagonista del celebre ritratto, icona anche di questo documentario, che prende ispirazione dal famoso dipinto “La morte di Marat” di Jacques-Louis David. Invitato a un noto talk show televisivo, il catador povero di Rio diventa una star, e come lui molti altri che Vik sceglie come protagonisti e realizzatori dei suoi lavori. Ma “Non raccogliamo immondizia – ci tengono a precisare – bensì materiali riciclabili”.

Dalla una delle più grandi discariche del mondo, Jardim Gramacho, periferia di Rio de Janeiro, all’asta milionaria di Christie’s a Londra: “Una grossa responsabilità, certo” – dice Vik – che intende unire l’arte a progetti sociali. Cosa ne sarà domani di loro? E se dopo aver provato questa esperienza inimmaginabile, non vorranno più tornare a lavorare alla discarica? Un problema serio cui il documentario da una risposta positiva, raccontando la svolta nella vita delle persone che Muniz ha chiamato a collaborare con lui.
Nato anch’egli da una famiglia non agiata, Vik, oggi cinquantenne, ha trasformato in successo un incidente occorsolgi anni prima. Grazie al rimborso dell’assicurazione poté partire poco più che ventenne per gli Stati Uniti, dove iniziò lo studio e la sua fortunata e geniale attività artistica.

Il documentario, che a volte sembra una fiction per la presenza così immediata e diretta dei protagonisti, sa mostrare con delicatezza una realtà spesso ignorata e per lo più dimenticata, la povertà dignitosa di chi preferisce un lavoro tra la spazzatura piuttosto che una vita nell’ancor più sudicio lusso dello spaccio o della prostituzione. Ma spiega anche con efficacia l’originale e appassionante percorso creativo delle opere di Muniz, dalla discarica, appunto, al museo. Unica pecca la durata un po’ eccessiva, ma nel limite della tollerabilità.
La regista londinese Lucy Walker ha collezionato un gran numero di premi, sia per i suoi numerosi cortometraggi precedenti, sia per questo coinvolgente documentario.

Waste Land era preceduto, come di consueto ai festival, dal corto Chienne d’histoire, un breve prezioso e intenso film animato, con magnifici disegni acquerellati che si fondono con stampe d’epoca. Rievoca una strage di cani randagi messa in atto nel 1910 a Costantinopoli, allorquando il governo decise di deportare gli animali non graditi in un’isola deserta al largo della città e di lasciarceli morire.
Con questo suo terzo film – Vincitore della Palma d’Oro per il Miglior Cortometraggio al Festival di Cannes 2010 – il cinquantaseienne regista francese di origine armena Serge Avédikian offre una presentazione allegorica del destino delle minoranze etniche nell’Impero Ottomano ai primi del Novecento.

Waste Land – Terra Desolata Regno Unito – Brasile, 2010 98’
Regia di Lucy Walker