“Welcome” di Philippe Lioret
Nella Francia di Sarkozy, aiutare persone irregolari ora è reato, e il cinema francese risponde con prontezza e connette tutti gli elementi di denuncia che, cuciti in un film come Welcome, non possono che far vacillare anche i più convinti.
Philippe Lioret costruisce una storia che affonda le radici nel reale: con la macchina da presa descrive cosa sono disposti a fare i giovani immigrati irregolari di Calais per oltrepassare la Manica; quanto sono disposti a pagare per rischiare di morire soffocati da un sacchetto che loro stessi si sono calati sulla testa. Ma accanto alla realtà del contesto, accanto alla fotografia dell’infernale “giungla” di Calais, il cinquantaquattrenne regista di Mademoiselle e L’Equipier fa quello che deve fare il cinema: racconta una storia, e la racconta con sentimento e autenticità, rendendo il suo messaggio di denuncia assolutamente efficace.
Bilal, curdo d’Iraq, ha sedici anni e ha camminato per tre mesi perché a Londra Mina lo aspetta; Simon (meravigliosamente interpretato da un intensissimo Vincent Lindon) ha superato i cinquanta, fa l’istruttore di nuoto nella piscina comunale di Calais e non è riuscito neanche ad attraversare la strada per fermare Marion, la donna che ama, che lo ha lasciato.
Dopo un tentativo fallito di varcare la frontiera, Bilal chiede aiuto a Simon per tentare l’attraversamento della Manica a nuoto, ultima chance per avvicinarsi a Mina.
Dieci gradi per dieci ore e il rischio di morire, ma per amore. L’incontro con Bilal riscalda il cuore indurito di Simon che decide di sfidare le regole, alla ricerca di una nuova possibilità anche per sé.
Un progetto che nasce dalla frequentazione sul campo, dall’incontro a Calais con i volontari, dalle testimonianze dei clandestini (tutti molto giovani), disposti a tutto pur di raggiungere l’Inghilterra.
In una Calais umida e morsa dal gelo d’inverno, dove di notte i tir brulicano lungo un intricato sistema vascolare, Lioret racconta la discriminazione e le conseguenze dell’applicazione dell’articolo 1 della legge 622 sull’immigrazione, voluta da Sarkozy, in cui riecheggiano antiche eco: la denuncia per chi aiuta i perseguitati.
“…Quel che accade oggi, mi ricorda quel che è accaduto durante l’occupazione tedesca: aiutare un clandestino oggi è come aver nascosto un ebreo nel ’43…”; ed è subito indignazione e polemica, e per il Ministro dell’Immigrazione è un paragone inaccettabile.
Nel film di Lioret non sono necessari proclami o denunce dirette né serve tirare in causa chi ha voluto questa legge (Sarkozy compare per qualche secondo in uno zapping) perché ben più forte é il racconto delle sue conseguenze. La macchina da presa di Laurent Dailland (Il gusto degli altri, L’enfer) stringe, con raffinata ma mai ricercata maestria, sul racconto d’amore e d’amicizia di Bilal e Simon e allarga sui varchi del porto dove la polizia controlla con i cani e apparecchi rivelatori la presenza dei clandestini nei rimorchi, mentre la musica di Nicola Piovani fa da punteggiatura.
Una storia che fonde visivamente realtà e poesia, che commuove profondamente e che scalfisce anche lo spettatore più resistente. Da non perdere.
Titolo originale: Welcome
Nazione: Francia
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 110′
Regia: Philippe Lioret
Cast: Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi, Thierry Godard, Selim Akgul, Firat Celik, Murat Subasi, Olivier Rabourdin
Produzione: Nord-Ouest Productions
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: 11 Dicembre 2009 (cinema)