“Zebraman” di Takashi Miike

Striping evil!

Venezia 67. Fuori Concorso
Shinichi Ichikawa, insegnante elementare senza arte nè parte, non potrebbe, nemmeno impegandosi seriamente, avere una vita più fallimentare di quella che ha già: la moglie lo tradisce e non lo rispetta, la figlia maggiore è invischiata in un laido giro di prostituzione minorile, il figlio minore è costante vittima di bullismo per il solo motivo di avere un padre sfigato,

Nella Yokohama del 2010 il povero Shinichi trova conforto esclusivamente nel suo essere otaku. Ma neanche come otaku il nostro eroe è tanto normale: il personaggio oggetto di idolatria da parte di Shinichi, infatti, è l’oscuro Zebraman, protagonista di una serie televisiva che ebbe un successo tale da durare numero sette puntate prima di essere cancellata per mancanza di spettatori. Shinichi, nella sua mediocre vita, trova conforto esclusivamente nel cucire il vestito del suo eroe preferito. Le cose sembrano migliorare con l’arrivo nella sua classe di un nuovo bambino, Shinpei, costretto su una sedia a rotelle e unico altro appassionato al mondo di Zebraman. Una sera Shinichi decide di mostrare le sue abilità sartoriali a Shinpei e si ritrova a vagabondare vestito di costume zebrato nel quartiere del bambino. Qui incontra e si scontra con uno strano personaggio dalla testa di crostaceo. Shinichi scoprirà sorprendentemente di possedere delle abilità combattive a lui sconosciute e di avere appena sconfitto un alieno che rappresenta l’avanguardia di una prossima invasione.

Revival Miike: per contestualizzare la proiezione del recentemente prodotto secondo episodio di Zebraman, la Mostra del Cinema di Venezia decide di proporre questo primo film, risalente al 2004. Lo stesso Miike, splendido nella sua schiettezza e nella sua incapacità di essere politicamente corretto, afferma che non ha la minima idea sul perchè un qualsiasi festival dovrebbe voler proiettare il suo Zebraman, figuriamoci Venezia, dal momento che a suo stesso dire “le riprese di questo film sono state un lavoro di muscoli e budella, più che di cervello”.

Zebraman è considerato da molti miikiani di ferro come un episodio minore all’interno della virtualmente sconfinata filmografia del’autore di Osaka, che nasce come regista straight to video, per passare a film che effettivamente vedono la luce delle sale cinematografiche ma hanno budget eufemisticamente esigui, e arrivare quindi all’ultima evoluzione della sua carriera che lo vede alle prese con budget elevati senza per questo snaturarsi (vedi Crows – Episode 0, Yattaman o Sukiyaki Western Django). Effettivamente Zebraman qualcosa di diverso ce l’ha, essendo stata se non la prima quantomeno la più eclatante discesa di Miike nel lato più infantile e bambinesco della sua arte artigiana. I suoi cultori, abituati a carneficine, sbudellamenti, sventramenti, atmosfere malate e inquietanti, si sono lasciati sorprendere da questa parodia delle serie TV giapponesi tokusatsu (che hanno per protagonisti supereroi e sono caratterizzate per un pacchiano e abbondante uso di artigianali effetti speciali). Andando più a fondo in realtà il tocco di Miike è facilmente riscontrabile, questa sua passione per il cinema fatta di sangue e sudore, spillati da chi lavora dietro la macchina da presa, non solo dai personaggi di fronte alla stessa. Un Miike, quindi, che nonostante i costumoni di gomma e l’atteggiamento scanzonato, rimane fedele a sè stesso e alla sua radicale idea di cinema solo che questa volta decide di non farci stare male con qualcosa di estremo o rivoltante ma, bontà sua, di farci divertire.

Titolo originale: Zebraman
Nazione: Giappone
Anno: 2004
Genere: Commedia
Durata: 114′
Regia: Takashi Miike

Cast: Show Aikawa, Kyoka Suzuki, Atsuro Watabe, Teruyoshi Uchimura, Yui Ichikawa
Produzione: Bingo Y.K., DENTSU Music And Entertainment, Mainichi Broadcasting System, Toei Company

Data di uscita: Venezia 2010