“A scuola” di Leonardo di Costanzo

Nuovi Territori

Come per il recente Essere e Avere di Nicolas Philibert , le immagini ci conducono all’interno di una scuola; non siamo però nella “sperduta” campagna francese di Auvergne ma nella scuola media Nino Cortese nel rione “perduto” Pazzigno di Napoli.
I ragazzi sono inevitabilmente presenti negli avvenimenti – che spesso risultano particolarmente coloriti e divertenti- ma non sono i veri protagonisti; l’attenzione infatti, più che su di loro, è posta sulle difficoltà degli insegnanti che sperimentano quotidianamente strategie e comportamenti che possano in qualche modo risultare vincenti ed efficaci nelle relazioni con i propri alunni. Ad essere al centro delle vicende c’è la loro pazienza, la loro debolezza, la loro fatica nel tentativo di trasmettere qualcosa a dei ragazzi che “nun ne vogliono sapè” di imparare. Coordinate da una preside che crede ancora nell’utilità e nella funzione della scuola pubblica, le professoresse devono far fronte ad una situazione nella quale i ragazzi sentono e respirano la mancanza di leggi. Ed a uscirne sempre sconfitti sono sempre gli insegnanti, che tentano di trasmettere prima di tutto valori come responsabilità, impegno, educazione e rispetto ad una generazione che è in aperto conflitto con l’istituzione scolastica, spesso anche a causa dei loro stessi genitori, che sono i primi a non credere nella scuola. Assistiamo a situazioni nelle quali non vi è collaborazione ma solo scontro tra la scuola e tutto ciò che sta fuori da essa, cioè una cultura e una mentalità che si riconoscono in valori differenti da quelli che la scuola vorrebbe trasmettere. A tutti può venire in mente il celebre Io speriamo che me la cavo, film tratto dall’omonimo libro che raccoglieva temi di bambini napoletani in situazioni simili, ma in questo caso non siamo nella finzione, non siamo in un film (seppur ispirato alla realtà); nel caso del documentario A scuola il regista ci porta davvero dentro la scuola, direttamente dentro la realtà. Attraverso i movimenti della macchina da presa (a cui ragazzi e insegnanti dopo un anno di riprese non fanno più caso) seguiamo tutto ciò che avviene senza nessun filtro di finzione, e per questo il quadro risulta ancora più efficace. Seppur durante il film si sorrida più volte per alcune situazioni e scambi di battute tra insegnanti e alunni, alla fine non si può non considerare che tutto ciò che si sta vedendo -nonostante a molti possa apparire paradossale e fuori da ogni logica- è la pura realtà; la realtà drammatica a cui quotidianamente devono far fronte degli insegnanti che lottano con i ragazzi di un quartiere allo sbando e che alla scuola non riconosce più alcun ruolo e funzione.

Italia – 2003 – 60’ – DVCAM – Richard Copans per Les Films d’Ici, Carlo Cresto-Dina per Fandango, INA

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