Adamo (Claudio Amendola), un neofascista, appena uscito di prigione, per il suo reinserimento in società, viene assegnato alla comunità di recupero gestita dall’eccentrico fanatico Padre Ivan (Giorgio Pasotti). Lo scontro tra due uomini, la cattiveria dell’uno e la folle bontà dell’altro, si basa su vita, religione, satana e missioni varie; insomma un braccio di ferro tra una visione drasticamente positiva e una “immedicabilmente” negativa del mondo, sotto lo sguardo di altri membri della comunità: un ex terrorista dal grilletto facile, una donna incinta e un cleptomane.
Sceneggiato da Pasotti con lo scrittore Federico Baccomo (Studio Illegale), basato sul film danese Le mele di Adamo (2005) di Anders Thomas Jensen, è una {black comedy} che trascolora nel grottesco.
Pasotti, appassionato di cinematografia scandinava, era rimasto particolarmente impressionato e si era sentito trascinato dal film di Jensen. Ha deciso di realizzarlo ora perché i tempi sono maturi, più attuali, per un dilagare degli estremismi, perché questa storia sia recepita e ben accolta anche qui.
Un eccellente cast di attori è al servizio di una regia sicura che manovra una non facile comicità nordica verso una dimensione italiana.
Non sempre, questo dramma comico, riesce a far recepire e confluire nella nostra cultura comica questa tipologia di personaggi sopra le righe e situazioni surreali, appannaggio di un cinema nordico. Resta comunque un film ironico di allegra cattiveria; un film di genere diverso nel nostro panorama cinematografico.
Uscito in 50 sale in Austria, paese co-produttore, annullata qui per pandemia la proiezione in anteprima al Bif&st 2020, il film è in uscita giovedì 11 giugno sulla piattaforma RaiPlay. È prodotto da: l’altoatesina Greif Produktion, la viennese Sigma Filmproduktion di Heinz Stussak e le romane Cannizzo Produzioni e CineWorld.