Jafar Najafi, classe 1986, arriva alle Giornate degli Autori anno 2022 con un docufilm su una famiglia iraniana. I protagonisti sono 3 fratelli: due gemelle di 12 anni e il loro fratello di 14 anni, diventato capofamiglia dopo la morte del padre; gli adulti, la madre, i nonni, amici sono sullo sfondo, intervengono, ma sono i giovani – fronte camera o mentre chiacchierano tra di loro – che interessano a Najafi.
La sorella più grande è morta. Ha lasciato il marito e un bambino piccolo. La questione è non lasciare il cognato vedovo a occuparsi del figlioletto. Con infantile innocenza, le due gemelle “si contendono” un eventuale matrimonio con il marito della sorella, uomo ricco e con loro gentile, tanto possono continuare a studiare anche dopo. Non hanno, a sentire loro, altre ambizioni, anche perché chi gliene potrebbe offrire?
La loro posizione è ostacolata – con tutta la veemenza che un adolescente può avere – dal fratello. Il giovane non ne vuole sapere di dare una delle due sorelle in sposa a un uomo di forse 15 anni più grande, nessuna delle sue amate sorelle sacrificherà la vita in nome di una tradizione che secondo lui non ha senso.
Non c’è parere dei nonni o di parenti più grandi che possa fargli cambiare idea. Nemmeno le due gemelle si capacitano della decisione ferrea di questo ometto che ha lasciato la scuola per fare il pastore e mantenere la famiglia.
Jafar Najafi osserva senza commenti le dinamiche di questo nucleo famigliare, cresciuto sulle montagne, in un villaggio iraniano, dove la città fa paura e il destino sempre dato per immutabile.
Alone è un piccolo film di non fiction, con un disegno semplice, realistico e spontaneo, abile nel mostrare e nel saper far comprendere allo spettatore il dramma di un’adolescenza immersa in tradizioni meschine, dove la voce di rottura arriva da un futuro grande uomo.