Un paio di mutande bianche sembrano cadere dal cielo e atterrano sull’erba del giardino di una ricca casa. Una donna si sveglia, indossa velocemente una vestaglia e con tono agitato intima al marito di alzarsi dal letto. Il marito dopo poco nomina in modo canzonatorio il matrimonio mentre prende dall’armadio un fucile, guarda dalla finestra e uccide un uomo. È questo l’incipit del cortometraggio “American Pancakes” presentato all’Edera Film Festival 2024, un’opera di denuncia verso una società, quella americana, che nasconde un lato negativo che spesso si tende ad ignorare.

La grande America, il sogno americano e una terra dalle mille possibilità sono concezioni che alcune persone aspirano a raggiungere, esattamente come il protagonista del cortometraggio che a suon di “Io adoro l’America” ricalca, in ogni suo aspetto, la realtà di un certo tipo di cittadino americano.

Sono benvenute le armi da fuoco di cui fare uso senza pensarci due volte uccidendo un passante nero e un senzatetto che ha osato sporgersi entro i confini del giardino per prendere un frutto, l’odio irrazionale verso i russi proprio ed esclusivamente per il fatto che sono russi, il poliziotto in carne che si gusta dei donuts per colazione e non si accorge degli omicidi se non tempo dopo e subito dimenticandoseli nuovamente di fronte all’offerta di un bel piatto di pancakes, rigorosamente americani. L’unica cosa a cui non è possibile rinunciare è l’espresso, amato anche dal più americano degli italiani. È proprio questo ambivalismo che serpeggia durante tutto il corso del cortometraggio e contribuisce a creare un senso di disagio nello spettatore che si trova confuso nel vedere luoghi e persone italiane comportarsi come i peggio stereotipi sugli americani.

Ogni singolo personaggio, con l’eccezione delle povere vittime della violenza disinteressata e precostituita di Mimì, il protagonista del cortometraggio, risulta odioso allo spettatore: Mimì è un inetto succube della moglie Rosa che, assieme alla ferocia che il marito rivolge verso l’altro, contribuisce ad un sistema di crudeltà comportandosi prepotentemente con lui, e il poliziotto che compare sul finale e che potrebbe agire con giustizia risulta alla fine non essere altro che un accessorio dei soprusi della coppia. Con un formato in 4:3 che richiama il cinema del passato, uno stile pop e colorato decisamente in contrasto con ciò che viene rappresentato in scena, “American pancakes” fa sfoggio di un sapiente utilizzo del black humour. Temi che spesso sono considerati tabù come violenza e morte vengono qui sbattuti in faccia allo spettatore senza alcun pudore o finto perbenismo, il cortometraggio è destinato a cominciare e finire in tragedia.