Curiosamente Tom Espinoza, trentaseienne regista venezuelano naturalizzato argentino, ha scelto per il suo lungometraggio
d’esordio un titolo che si rifa a un oggetto che nel film appare in episodi piuttosto marginali. Una fiocina infatti viene usata dai ragazzi al mare e sembra che qualcuno ne resti ferito, forse mortalmente. La medesima servirà al protagonista per neutralizzare un malavitoso, ma non è certo che lo abbia ucciso.
Per sommi capi, la trama si incentra su Arguello, preside di una scuola alla periferia di Buenos Aires, che si comporta come uno sceriffo, perquisendo ogni mattina gli zaini degli studenti, convinto che nascondano loschi traffici. La quattordicenne Cata si oppone alla perquisizione, facendo scattare nel preside e negli insegnanti i più turpi sospetti, anche perché alla fine le trovano una siringa. Ma la giovane confessa che la usava per iniettare il silicone nelle labbra delle compagne che volevano essere più appariscenti.
A causa di una serie di improbabili imprevisti, quella sera il preside è costretto a far pernottare Cata a casa sua. Ma costui ospita anche una prostituta che sta cercando una ragazza che la rimpiazzi nel “lavoro”, dato che lei vuole smettere di fare il mestiere e tornare al suo paese, dalla figlia e dai nipotini. La mattina seguente Arguello non trova più né la prostituta né la ragazza ed è convinto si tratti di rapimento. Inizia una frenetica caccia e le cose si complicano.
Arguello sospetta che tutti i giovani siano esattamente come lui: pervertiti, irresponsabili e violenti. Questo è ciò che pensano anche molti altri adulti, genitori compresi, dalla coscienza sporca e dall’indice accusatorio facile. Ma il vero messaggio del film parrebbe essere che in realtà non è così: anche se i giovani ricevono dagli adulti molti pessimi esempi, per fortuna non sempre li seguono e talvolta, giustamente, si ribellano e li contestano.
Un pregevole assunto, ma la trama si perde in vari episodi stranianti che, è vero, creano la tensione e l’inquietudine necessaria a motivare l’azione inquisitoria del preside – sceriffo. Però alcune scene sono francamente superflue e anche di indecifrabile significato. Tuttavia apprezzabile il tentativo di comprendere i conflitti generazionali e le ragioni e i torti reciproci. Buona l’interpretazione del cast.