Dopo Anime Nere, Francesco Munzi torna al Lido con Assalto al cielo, documentario in tre atti che narra dieci anni tra i più turbolenti della storia del Bel Paese, dal 1967 al 1977.
Filmati d’archivio accuratamente selezionati per raccontare la protesta contro la guerra in Vietnam, Lotta Continua e le Brigate Rosse, passando per Piazza Fontana e le occupazioni universitarie. Parlarne, però, partendo dal basso, quindi non filmati d’archivio dei politici di allora, ma repertori di studenti e operai, fino ad arrivare al raduno di Parco Lambro, nel 1976, come simbolo del definitivo sfaldamento e degenerazione di quegli ideali.
Un arco che comprende nascita e declino di speranze e utopie raccontato dai protagonisti di allora, personaggi senza nome che volevano cambiare lo status quo stando al di fuori del parlamento. Nella sua concisione il risultato è incredibilmente chiaro e potente; Munzi vuole – e riesce – a colpisce lo spettatore, specie chi all’epoca non c’era, raccontando un periodo storico essenziale ancora oggi, e apparentemente dimenticato.
Ogni atto ha un titolo adeguato, e due intervalli a schermo nero lasciano, o meglio invitano, gli spettatori a discutere su quanto appena visto e sentito. L’entusiasmo e la dedizione raccontati nel primo atto lasciano spazio alle incertezze, ai conflitti interni e alle violenze, per infine ripiegarsi su se stessi, ormai cupe caricature degli slanci iniziali.
Al ritmo degli slogan dell’epoca (uno su tutti “Nudi, sì, ma senza la DC!”) Munzi propone una riflessione amara ed essenziale sui mutamenti di un’epoca.