Film semi-autobiografico o autobiografia romanzata? Qualunque sia la definizione, Belfast è innanzitutto, un momento storico visto con gli occhi di un bambino di dieci anni “una versione immaginaria di me stesso“. Il me stesso è il regista Kenneth Branagh, cresciuto come il protagonista del film, Buddy, nel quartiere operaio di North Belfast.
Con sette nomination agli Oscar 2022 – tra cui miglior film, miglior regia e migliore sceneggiatura originale – Belfast è dedicato “a coloro che sono partiti, a coloro che sono rimasti e a coloro che si sono persi”. Un ritratto in bianco e nero della working class nel quartiere popolare e operario di North Belfast in cui il piccolo Buddy (Jude Hill), vive con i genitori Pa (Jamie Dornan) e Ma (Caitriona Balfe) e insieme ai nonni Granny (Judi Dench) e Pop (Ciarán Hinds, candidato agli Oscar come non protagonista). Nella strada si susseguono le units, piccole e modeste villette a schiera. È uno spazio in cui tutti si conoscono, i bambini giocano in strada e Buddy ama viaggiare con la fantasia e andare oltreoceano, guardando in TV i telefilm e i film americani oppure andando al cinema con i genitori e il fratello. La scuola per lui non è un problema: essere tra i primi della classe gli permette di potersi sedere accanto all’oggetto dei suoi desideri, Catherine, la ragazza che sposerà quando sarà grande e avrà vinto la timidezza per potersi dichiarare.

Pa lavora facendo il pendolare tra Belfast e l’Inghilterra, ha un debito con il fisco e il desiderio di lasciare Belfast, cercando fortuna in Australia o in Canada, portando con sé tutta la famiglia. Un desiderio che diventa impellente soprattutto nel 1969, anno in cui e’ ambientato Belfast, quando la tranquillità che si respira nella via si interrompe improvvisamente: la città vede schierarsi cattolici e protestanti gli uni contro gli altri. Iniziano rivolte e attacchi, gli amici di ieri possono diventare nemici. È la miccia che accende i Troubles, che per trent’anni metteranno in ginocchio tutta Belfast, un conflitto che si trasformerà in guerra civile.

L’infanzia di Buddy è segnata, la serenità vissuta fino a quel momento lascia spazio a domande che restano spesso senza una risposta logica. Non come nei film che guarda, dove è facile capire chi sono i buoni e chi sono i cattivi.
Dopo cinquant’anni, Kenneth Branagh filtra quel periodo servendosi di un bianco e nero “vellutato” (il direttore della fotografia è Haris Zambarloukos) e cercando di comprendere, con il grandangolo dell’età, quegli anni e l’impatto che ebbero sulla vita quotidiana delle famiglie: quella di Buddy, unita e felice, che vive all’interno di una comunità solidale il cui equilibrio viene stravolto nel giro di pochi giorni, la violenza diventa presto quotidianità, la scelta tra partire e restare diventa il fulcro intorno a cui girano le vite di tre generazioni.

La strada in cui Branagh è cresciuto non esiste più, ma è stata ricostruita grazie allo scenografo Jim Clay in un aeroporto in Inghilterra. Im questo scenario ricreato si muove un cast strabiliante, guidato da un ragazzino di 10 anni che interpreta Buddy, esordiente perfettamente a proprio agio davanti alla cinepresa e in perfetta alchimia con gli altri attori.
La colonna sonora è di Van Morrison, nato a Belfast come il regista, con brani vecchi e nuovi (nomination anche per la miglior canzone originale) che fa da collante a un mosaico di momenti struggenti e sprazzi di puro umorismo irlandese. Una vera e propria lettera d’amore per la propria città, pervasa da una nostalgia e da un affetto profondi che parlano al cuore.
Belfast è tenero, commovente, divertente, poetico. Talvolta gioioso, talvolta doloroso. Semplicemente, molto bello.
Belfast
Regia: Kenneth Branagh
Interpreti: Jamie Dornan, Catriona Baife, Jude Hill, Judy Dench, Ciarán Hinds, Lewis McAskie, Lara McDonnell
Durata: 98 minuti
Sito Ufficiale: https://www.belfastmovie.ca/
DIstribuzione: Focus Features
Uscita: 24 febbraio (Cinema)