Vittime del lavoro: ne abbiamo tante, anche recenti, e abbiamo conosciuto, letto o immaginato lo strazio dei parenti. Più raramente, o forse con maggior difficoltà, sono emerse le responsabilità, sono stati punti i colpevoli. E i colpevoli, ce l’hanno una coscienza? Ma poi, sono i veri colpevoli quelli che alla fine pagano, oppure c’è qualcuno che paga anche per altri? E chi paga, alla fine non è un po’ vittima anch’esso?

Questi sono i temi – profondi, attuali, dolorosi – dei quali tratta questo film, ambientato in una fabbrica tessile nella Turchia di oggi, un Paese che si slancia velocemente verso il futuro (Kadir, il giovane protagonista, fa progetti di lavoro in e –commerce, di colorazioni naturali per tessuti riciclati…) ma nel contempo è pesantemente incatenato a tradizioni anacronistiche, che malissimo si addicono al progresso, e che sono anche causa di corruzione e povertà morale e spirituale. “La morale!”, commenta sarcastico Kadir, laddove è proprio la mancanza di morale la causa della tragedia, per la quale tocca a lui pagare, innocente coinvolto.
“Between Two Dawns”, nel tempo che intercorre tra una mattina e l’altra, tra cavilli legali e ansiose attese, si srotolano gli eventi e tante vite ne sono sconvolte. Di certo le vite dei parenti dell’operaio vittima dell’incidente, che dapprima è un numero, nemmeno si conosce il suo nome per intero, ma poi ci si addentra e si conosce la sua giovane moglie, il bambino piccolo, ci si commuove, ma forse è anche un ubriacone, magari è stato un violento, chi sa? Eppure la fierezza della moglie, nella sua semplicità, denota una forza interiore enorme. Ma sconvolta è anche la vita di Kadir, che ha fatto progetti con la ragazza che ama. Ma lei, adesso, è ancora disposta ad amarlo?

Davvero ottimo, salvo qualche lentezza di troppo, l’esordio nel lungometraggio del giovanissimo regista turco Selman Nacar, classe 1990, che vanta un master in regia presso la Columbia University di New York, e una laurea in legge all’Università di Istanbul. Molto buono anche il lavoro degli attori. Questo film ha vinto il 39° Festival del Cinema di Torino con la seguente motivazione:
“Un film che riesce, con straordinaria capacità di scrittura e regia a raccontare una storia credibile, che ci fa ridere, emozionare e che ci sorprende. Un film maturo, diretto con sobrietà intelligente e che rivela un nuovo grande talento.”