Dopo il curioso Energy Christmas, la stagione Instancabile Teatro del Teatrino Groggia riparte sabato 12 gennaio con Meet Me at Dawn/Ci vediamo all’alba di Zinnie Harris, tradotto da Monica Capuani, con Francesca Ciocchetti e Sara Putignano per la regia di Silvio Peroni.
Ci vediamo all’alba debutta a Venezia, anche se non nella sua interezza. Peroni ci spiega che la scenografia non è potuta arrivare per motivi logistici. Poco importa, immaginiamo che il palco sia una spiaggia. Riduttivo sarebbe definirla una mise en espace perché nulla viene tolto all’intensità del testo. Meet Me at Dawn, racconta la stessa Capuani presente in sala, è un dramma delicato, pregevole per la Grande Domanda a cui cerca di rispondere, come affrontare la morte del partner. Lo fa con accenti forti, spesso urlati, ma anche sussurrati, accompagnando lo spettatore verso l’essenza della vicenda che rimane sempre su più piani interpretativi. Come l’urlo di vita fuori dal grembo, così il grido di chi ha potuto anche solo per un giorno rincontrare il partner defunto strazia l’anima. Eppure non mancano punte umoristiche inaspettate che, come da più squisita tradizione british, stemperano i momenti più tesi.
Due donne, Robyn e Hellen, si ritrovano su una spiaggia abbandonata dopo un tragico naufragio. Ancora sotto shock, cercano la strada verso casa. Contente di essere sopravvissute, scopriranno però che questa terra sconosciuta non è ciò che sembra. Perché Robyn è tormentata da una visione più terribile della realtà? Cos’è questa spiaggia? Un limite spaziale, una proiezione della mente? “C’è un luogo, il dolore, dove le regole sono diverse” dice Robyn, una mera verità con cui ci confrontiamo spesso. La perdita della persona amata sconvolge la nostra esistenza, annebbia i giorni, fino a portarci a immaginare ritorni concessi da vecchie misteriose. La paura, la desolazione dell’abbandono e l’amore intenso si intrecciano in questa favola moderna, dove rivive il mito di Orfeo ed Euridice.
Silvio Peroni dirige Sara Putignano e Francesca Ciocchetti, capaci di arrivare allo stomaco dello spettatore, riuscendo a tenere sempre costante il ritmo drammatico durante gli ottantacinque minuti di recita. Oltre al lavoro fatto sul suono, straniante, quasi un’acufene, è considerevole anche l’uso delle luci, un taglio orizzontale caldo costantemente intersecato da fasci blu verdastri, a ricordare l’atmosfera liquida del bagnasciuga.
Il pubblico applaude visibilmente commosso al successo di uno spettacolo che lascia turbati per la potenza emotiva e per l’arditezza di ciò che ci chiede, affrontare per una sera l’idea straziante di perdere per sempre il nostro amore.
Luca Benvenuti