C’è un’inquietante eleganza e un’energia borderline nella nuova serie tv  Dispatches From Elsewhere.

Quattro persone – Peter (Jason Segel), Simone (Eve Lindley), Janice (Sally Field), Fredwynn (André Benjamin) – per caso o per destino, accumunate solo da una vita in cerca di qualcosa, anche se non sanno bene cosa, e dal bisogno di connettersi con gli altri, accettano di partecipare una stravagante caccia al tesoro, orchestrata da Octavio (Richard E. Grant) capo dell’Istituto Jejune, fornitore di prodotti progettati per riempire il vuoto nel cuore e nell’anima dell’umanità.

La serie, dal 15 giugno disponibile su Prime Video, è composta da 10 episodi da 60 minuti ed è creata, prodotta e interpretata da Jason Segel (How I Met Your Mother), che ha anche diretto il primo episodio. Si basa sul documentario The Institute del 2013 di Spencer McCall, su un “gioco di realtà alternativa” che, tra il 2008 e il 2011, ha visto il reclutamento e la partecipazione di più di 10.000 giocatori.

Dispatches From Elsewhere è una serie che  migliora man mano che procede, intrigando lo spettatore con viaggi emotivi e soprattutto con un cattivo, Octavio, che è un po’ il lupo delle favole o un burattinaio minaccioso.
Senza scomodare nomi altisonanti, ma con le dovute cautele possiamo dire che in questa serie molto particolare e misteriosa, c’è qualcosina di Gondry e di Lewis Carroll e un vago eco di Linch.

Dispatches From Elsewhere ha l’ambizione di immergere gli spettatori nello stesso senso di meraviglia e possibilità che il gioco offre ai suoi personaggi. Dipende dallo spettatore, da quando abbia voglia di farsi coinvolgere o da quanto riesca a farsi largo tra temi, indizi e trame.