Esattamente 10 anni fa usciva in libreria per Longanesi Il Suggeritore, romanzo d’esordio che ha consacrato come scrittore Donato Carrisi.
Il Gioco del Suggeritore è il seguito ufficiale di quel romanzo che ha cambiato la vita all’autore. Lo abbiamo incontrato e non ha nascosto una certa ansia “è sempre rischioso tornare alle vecchie storie”.
Donato Carrisi, laurea in Giurisprudenza, specializzazione in Criminologia e Scienza del Comportamento, sceneggiatore di serie televisive e per il cinema, regista, tradotto in più di 40 Paesi, dopo otto romanzi di grandissimo successo, è emozionato e preoccupato al pensiero di come i lettori accoglieranno questo suo nuovo libro (sempre edito da Longanesi che per l’autore è una famiglia).

Ma come è iniziato tutto?
“Era il 2008, lavoravo come sceneggiatore presso la principale casa di produzione italiana. Avevo l’idea di un romanzo in testa. Ho deciso di abbandonare una vita sicura, piena di benefits per tornare in Puglia e scrivere il mio primo romanzo. Il mio capo di allora mi diede del pazzo, il mio agente mi diede del pazzo perché non sapevo nulla di editoria, la mia fidanzata dell’epoca dopo 13 anni mi lasciò, i miei genitori, una volta tornato a casa, mi guardavano male. Ho scritto Il Suggeritore a digiuno del mondo editoriale, non ne sapevo nulla di come funzionavano le cose. Ma ero convinto della storia. Non ero convinto dell’effetto che avrebbe avuto sui lettori. Noi, in Italia, siamo molto bravi con il giallo, ma non con il thriller. Il grande Umberto Eco è stato il primo. Poi c’è stato Giorgio Faletti. Così ho scritto all’agente editoriale Luca Barnabò, che ricordo mi rispose dopo due ore chiedendomi il romanzo intero. Lo lesse in due giorni!”

Cosa è successo poi?
Il Suggeritore mi ha cambiat
o la vita. Da allora ho fatto tantissime cose. Quel romanzo ha cambiato cose e ne ha fatte succedere altre che non sarebbero mai successe. Senza quel romanzo mio figlio non sarebbe nato…”

Il ‘suggeritore’ è un killer subliminale capace di manipolare le emozioni altrui, di entrare nella testa delle persone e cambiarle.

Come mai un seguito dopo 10 anni?
“E’ pericoloso rimaneggiare la stessa materia. Mi sembrava di toccare qualcosa di sacro. Molti me lo chiedevano subito, ma non ho voluto. Diciamo che ho virato. Ma adesso, dopo 10 anni sono convinto che è il momento il giusto. Perché il mondo è cambiato ed è tale per cui può accogliere un nuovo suggeritore”.

Come è nato questo nuovo suggeritore?
“Per il primo avevo messo insieme una serie di articoli quando studiavo Criminologia all’Università. Questo romanzo è il frutto di un anno di ricerche per ambientare un thriller in internet, affrontando la rete da una determinata prospettiva. Perché internet in sé non funziona narrativamente”.

Qualcosa di sconvolgente è successo, qualcosa che lascia gli investigatori senza alcuna risposta possibile – soltanto un enigma. C’è un’unica persona in grado di svelare il messaggio celato dentro al male, ma quella persona non è più una poliziotta. Ha lasciato il suo lavoro di cacciatrice di persone scomparse e si è ritirata a vivere un’esistenza isolata in riva a un lago, con la sola compagnia della figlia Alice. Tuttavia, quando viene chiamata direttamente in causa, Mila Vasquez non può sottrarsi. Perché questa indagine la riguarda da vicino. Più di quanto lei stessa creda. oggi, infatti, il Male si nasconde nelle pieghe tra il mondo reale e quello virtuale in cui tutti trascorriamo gran parte della nostra vita, lasciando tracce digitali impossibili da cancellare

A cosa ti sei ispirato per creare il mondo virtuale in cui Mila Vasquez entra per dare la caccia al killer?
Come espediente ho utilizzato un gioco vintage, con sembianze del passato: Second Life, un mondo virtuale, un embrione degli attuali social network. Due anni fa sono rientrato in Second Life. Si è svuotato rispetto ai primi tempi, ora ci sono minoranze di persone, collezionisti di software, fanatici della rete. Io mi sono immaginato questo mondo popolato da persone che sperimentano, che mettono alla prova il loro lato oscuro. E ogni tanto qualcosa da là dentro tracima, fa il salto”.

Nel Gioco del Suggeritore c’è una marcata critica a internet e ai social network…
Come faccio dire a un personaggio del romanzo: il social network più importante del mondo nasce dall’idea di uno sfigato in ciabatte che crea un sito per dare i voti all’aspetto fisico delle ragazze del suo college… E noi, invece di fargli una bella lezione sul sessismo e il rispetto per le donne, lo eleviamo a guru della comunicazione.

E per quanto riguarda Internet?
“In rete sembra che tutti siano assediati e reagiscono con rabbia. Sono false percezioni, generate, credo, da noi stessi. La rete, facebook, ti fa vedere ciò che vuole. C’è molta rabbia e prima o poi verrà fuori perché mancano i dubbi, non esiste più il pensiero di mezzo. C’è bisogno di qualcuno che produca idee utili, ma finché continueremo a rivolgerci a persone sbagliate, avremo sempre le risposte sbagliate. Non a caso si chiama rete. E’ un suggeritore che condiziona la nostra vita. Permettiamo ai social network di aprire i nostri cassetti delle mutande. Poteva essere la più grande rivoluzione culturale. E poi la tecnologia è noiosa. Agatha Christie non avrebbe mai scritto quei capolavori se a quell’epoca ci fosse stato l’esame del DNA. Gli scrittori sono stati fregati dalla tecnologia. Prima arrivava Poirot. Ora arrivano i RIS di Parma…”

La salvezza?
“Libri e Biblioteche sono l’ultima salvezza. Perché lì ci sono risposte. Nei libri ci sono risposte in grado di migliorare le nostre vite“.

Nel romanzo ci sono due frasi simili.
La mente mostra ciò che la mente vuole vedere. Il cuore mostra ciò che il cuore vuole vedere.
Quale delle due è “più” corretta?
“La differenza è una sfumatura. Lasciando da parte il cuore e la mente si può avere una risposta razionale, lucida. Si dovrebbe escludere entrambi”.

Quali ricerche hai fatto come scrittore per il mondo virtuale e come lo vedi come regista?
Già con il mio romanzo precedente L’uomo del labirinto, avevo fatto ricerche sul deep web, il lato oscuro della rete; mi sono inoltrato in un mondo parallelo in cui ho scoperto cose che non avrei voluto sapere… Ho fatto già allora ricerche. Come regista non è facile dare un’idea della realtà virtuale. Perché l’esperienza della protagonista è visiva, dovrei mettere il pubblico nelle condizioni di essere la protagonista. E’ più facile realizzarlo nella mente del lettore”.

I lettori ideali?
“Io voglio lettori viaggiatori!”