Martedì 10 dicembre a Bolzano, in replica mercoledì 11 a Trento, Donato Renzetti dirigerà la Quarta Sinfonia di Bruckner, a 200 anni dalla nascita del musicista austriaco, e “Le anime di Medea” della compositrice Silvia Colasanti.

Martedì 10 dicembre 2024 alle ore 20.00 (replica il giorno successivo alle 20.30 all’Auditorium Santa Chiara), l’Auditorium di Bolzano accoglierà un nuovo appuntamento della Stagione sinfonica 2024/25 della Fondazione Haydn, il cui programma si colora delle suggestioni emanate dalla mitologia greca e dal fiabesco mondo medievale. Oltre a Cede pietati, dolor – Le anime di Medea di Silvia Colasanti, tra le compositrici italiane più acclamate a livello internazionale, la serata accoglierà l’esecuzione della Sinfonia n. 4 “Romantica” di Anton Bruckner, nel bicentenario della nascita del compositore austriaco. Per l’occasione, l’Orchestra Haydn sarà diretta da Donato Renzetti, tra i più importanti e stimati direttori d’orchestra della scuola italiana.

Con Cede pietati, dolor – Le anime di Medea, opera scritta nel 2007, Silvia Colasanti conferma la fascinazione che l’antichità e il mondo della tragedia esercita sulla compositrice. Così Colasanti traduce in musica le anime contraddittorie di una donna che non intende sopportare lo scherno dei suoi nemici. Dai versi della Medea di Seneca si dipana un racconto fatto di suoni.

«Prediligo testi che parlano in maniera profonda di una parte dell’anima – afferma la compositrice – E in generale riservo alla musica una funzione drammaturgica. Più viscerale e intuitiva rispetto alla parola, la musica riesce a esprimere le nostre pulsioni a uno stadio primordiale, in cui il pensiero non è già un pensare, ma ancora un sentire. Medea è la rappresentazione di ciò che accade di fronte alle grandi tempeste: la ragione naufraga, vacilla. La protagonista si divide fra il suo ruolo di moglie e quello di madre: da un lato c’è una donna che è indotta a vendicarsi atrocemente del marito infedele colpendolo in quello che lui ha di più caro, i suoi figli, dall’altro una madre, naturalmente portata a salvare le proprie creature. Come però recita l’ultima frase che dà il titolo alla composizione, Medea fa prevalere tutta la sua passione distruttiva, l’odio sulla pietas. Per me il teatro non è solo l’opera lirica: l’aspetto drammaturgico trova spazio, per quanto mi riguarda, anche nei lavori di musica assoluta».

Medea esprime il suo conflitto interiore. In questo lavoro sinfonico l’orchestra riproduce la drammaturgia della ragione che dilania sé stessa, la lotta tra tensioni contrarie che prima di risolversi nel furor, si bloccano in una momentanea inibizione del volere.