Appuntamento di Febbraio (in sala solo nei giorni 13 e 14) del ciclo Nexo Anime, Fate/stay night: Heaven’s Feel I. Presage flower di Tomonori Sudō – character designer delle serie Fate/Zero (2013) e Fate/Stay Night. Unlimited Blade Works (2014), alla sua prima prova come regista – è il capitolo iniziale della trilogia incentrata sull’ultima route della visual novel originale, ideata da Kinoku Nasu nel 2004.
All’insaputa della gente comune, nel nostro mondo ogni sessant’anni ha luogo la Guerra del Santo Graal, in cui a pochi eletti dotati di poteri magici viene assegnato uno spirito eroico con cui conquistarsi il mitico manufatto: il vincitore potrà esprimere e vedere avverato un proprio desiderio. Il liceale Shirō, che a causa di questa guerra ha perduto i suoi cari, vi viene coinvolto suo malgrado: il suo servant è Saber, lo stesso che anni addietro aveva servito Kiritsugu, suo padre adottivo. Stipulata un’alleanza con la compagna di scuola Rin – anche lei in competizione per il Graal –, Shirō prenderà parte attiva ai combattimenti nel tentativo di salvare l’amica Sakura dalle mire del nonno, interessato a farla competere a sua volta. Sullo sfondo, un nuovo nemico, né servant né umano, a rendere il mistero ancor più fitto.
Per essere concisi, nella sinossi abbiamo evitato di menzionare la miriade di personaggi che popolano l’universo di Stay Night e che nell’economia del film in questione avranno ciascuno il proprio ruolo. Presage flower, col suo inizio in medias res, non fa alcuna premessa e dà per scontata la conoscenza del pregresso da parte dello spettatore: si tratta quindi di un’opera che chiude al pubblico generale, confondendo ancor più le acque con una struttura narrativa che, prima di dare veramente inizio alle danze – segnalato da apposita opening –, dedica circa una mezz’ora ai flashback di Shirō. Peculiarità di questa route è infatti il focus sui personaggi umani, lasciando in secondo piano i servant: una scelta quasi suicida dal momento che Shirō e Sakura riuniscono in sé i peggiori cliché degli anime, l’uno idealista ai limiti dell’idiozia e asessuato, l’altra tutta imbarazzo e inchini senza l’ombra di una personalità. Abbandonando la componente spettacolare e i suoi personaggi più memorabili – quelli del ciclo prequel Fate/Zero –, il film firma la sua condanna a morte e condanna invece lo spettatore a sorbirsi due ore di monologhi senza capo né coda, con un contentino di 15 minuti scarsi di ottimo combattimento.
Glissando sugli eventi significativi e non accelerando debitamente nelle sequenze adrenaliniche – il montaggio è un’altra nota dolente –, Presage flower ripropone allo sfinimento le stesse inquadrature per introdurre gli stacchi e far percepire l’avanzamento temporale, come quella della finestra dello scantinato di Shirō o il campo lungo della città di Tokyo. Sul piano narrativo, le variazioni rispetto alla storia che tutti conosciamo non convincono: Lancer è sconfitto grazie a un improbabile espediente da Assassin, che di lì a poco si occuperà anche di Caster e del suo master, il professor Kuzuki. Non ci sono parole poi per descrivere l’«ombra», una creatura amorfa che risucchia l’energia delle persone apparentemente invulnerabile, insomma l’ennesimo villain da filler inserito pretestuosamente per tirare avanti altri due episodi.
Non ci sono molte ragioni per andare a vedere Fate/stay night: Heaven’s Feel I. Presage flower, tanto più se si considera che i noble phantasm – le «armi nobili» degli spiriti eroici – di Saber e Lancer sono stati ridimensionati nella loro resa scenica. È un lungometraggio – e sottolineiamo «lungo» – che risulta inappetibile anche per gli affezionati della saga, per i quali l’unica attrattiva potrebbe essere l’approfondimento della storyline di Sakura, la cui famiglia – i maghi “entomofili” Matō – è una delle più avvolte dall mistero.
Ci concediamo comunque il privilegio di riporre una certa speranza nel seguito Heaven’s Feel II. Lost butterfly, la cui uscita è prevista in madrepatria entro l’anno. Certo è che, con le aspettative presenti, sarà difficile far di peggio.