Il Padiglione delle Arti di Marcon (Ve) presenta ‘Ferruccio Bortoluzzi – Alle radici della materia’, mostra antologica curata da Willy Montini, Michele Beraldo e Nicoletta Pavan, dedicata all’artista veneziano scomparso nel 2007.
Artista autodidatta, Bortoluzzi indaga inizialmente le possibilità offerte dalla pittura figurativa e dalla fine degli anni Cinquanta, dopo una lunga e solitaria ricerca, si avvicina al linguaggio espressivo dell’informale materico, tecnica che si avvale sia dell’utilizzo di materiali di recupero, naturali o artificiali, vecchi e consunti dall’uso o dal passare del tempo, sia di materiali nuovi ai quali l’artista regala una nuova esistenza, un segno differente, di notevole potenza espressiva.
Nelle sue Composizioni, i confini tra immagine bidimensionale e immagine plastica si infrangono, pittura e scultura si fondono nelle opere che l’artista realizza negli anni Sessanta con materiale di recupero, chiodi, tavole di legno, corde, anelli. Oggetti fragili, dolenti, dal potere evocativo, dalla valenza spirituale, simboli poetici, come relitti che riaffiorano dopo un lungo viaggio nel mare del passato. Negli anni Settanta realizza la serie Carte Bruciate, collage di fogli di carta strappati e parzialmente sottoposti a un processo di combustione che ne cambia la forma e i colori, avvicinandoli a quelli del ferro e del legno delle precedenti Composizioni.
Biografia
Ferruccio Bortoluzzi nasce a Venezia nel 1920, dove vive un’infanzia segnata da diversi lutti e dalla povertà. Alla vigilia della guerra si arruola volontario in Marina, ma durante il servizio militare si ammala gravemente e viene congedato. La sua formazione artistica avviene da completo autodidatta; nelle prime opere degli anni ‘40 si avvertono chiaramente le suggestioni che la città lagunare suscita nel giovane artista: egli dipinge prevalentemente nudi, scorci di Venezia, rappresentazioni d’interni; le immagini sono sempre pervase da un malinconico senso di vuoto e solitudine, accentuato dai toni bruniti e dalle forme piatte e quasi cubiste. Nel 1943 espone per la prima volta presso la Fondazione Bevilacqua La Masa. Nel 1947 si diploma all’Istituto d’Arte di Venezia e successivamente insegna al Corso Superiore di Disegno Industriale con Giulio Ambrosini, Mario de Luigi, Giuseppe Mazzariol e Italo Zannier. E’ uno dei fondatori, insieme ad altri artisti e letterati veneziani, del Centro di Unità della Cultura l’”Arco”, che cercava di avvicinare la popolazione all’arte e alla grande cultura internazionale attraverso concerti, esposizioni, incontri con poeti e scrittori.
Nel 1951 si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’ambiente artistico parigino e conosce Gino Severini. Dopo questo periodo d’intenso confronto, Bortoluzzi si isola nel proprio lavoro in una meditazione solitaria dalla quale scaturiscono immagini diverse e inedite che abbandonano la precedente ricerca: i soggetti prevalenti sono religiosi, come le Crocefissioni, e la bidimensionalità lascia spazio ad una nuova volumetria, resa anche attraverso il gessetto e i pastelli scuri.
Agli inizi degli anni ‘60 Bortoluzzi raggiunge la piena maturità artistica; superate le esperienze figurative giovanili, sperimenta un nuovo ed originalissimo linguaggio espressivo: i quadri si trasformano in oggetti, in un processo di simbiosi tra pittura e scultura. Nascono così le Composizioni realizzate con materiale recuperato dalla realtà.
Nel 1963 l’artista espone alla Galleria Obelisk, a Londra e partecipa alla XXXIII Biennale d’Arte di Venezia nel 1966; viene invitato a presentare i suoi lavori al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh nel 1967 e alla Biennale d’Arte di San Paolo nel 1969.
Attorno agli anni ‘70 si dedica anche alla produzione di Carte bruciate, una serie di opere costituite da collages di fogli di carta strappati e parzialmente carbonizzati. Sempre in questi anni sperimenta la tecnica serigrafica, che meglio si presta a tradurre i collages strutturati in campiture di colori omogenei, forme geometriche in equilibrio dove un frammento, una lacerazione, una ferita divengono testimonianza esistenziale.
Nel corso degli anni, importanti mostre antologiche a Venezia – patria di Bortoluzzi – hanno ripercorso la sua carriera artistica: la mostra al Museo Internazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro nel 1982, alla Fondazione Querini Stampalia nel 2001, nuovamente a Ca’Pesaro nel 2003 e a Palazzo Albrizzi nel 2013.
Nel 2014, la Casa Editrice Electa ha edito il Catalogo Generale dedicato alle opere di Ferruccio Bortoluzzi, curato da Michele Beraldo, con introduzione di Enrico Crispolti.
Padiglione delle Arti
Via Porta Est 7
Marcon (Ve)2 aprile – 26 maggio 2016
dal lunedì al venerdì 10-13 14-18.30
sabato 10-18Ingresso libero