Arriva su Netflix la prima serie tv del duo comico Ficarra e Picone.

Incastrati, diretta e interpretata dal duo di comici siciliani, prodotta da Attilio De Razza per Tramp Limited è girata in Sicilia e racconta, in chiave divertente e nello stile della tipica commedia all’italiana la storia di due amici, che loro malgrado si trovano coinvolti in un omicidio.
Abbiamo incontrato i due protagonisti durante la promozione della serie.

Chi si assume la responsabilità della vostra prima serie tv?

Salvatore Ficarra: “La responsabilità è di Ilaria Castiglioni, responsabile delle serie italiane Netflix che ci ha chiesto se volevamo misurarci con una serie televisiva. Abbiamo parlato. E abbiamo detto di sì perché pensavamo che ci pagassero di più considerato che una serie dura più di un film.”

Cosa vi ha convinti?

Valentino Picone: “Siamo stati stimolati perché ci siamo misurati con un genere nuovo: il genere della commedia crime e poi la serialità. Una cosa è raccontare una storia in un’ora e mezza, un’altra in tre ore. Abbiamo detto sì”.

Come è stato confrontarsi con la serialità?

Ficarra: “Scrivendo abbiamo imparato la metrica delle serie, anche grazie agli altri co-sceneggiatori: Fabrizio Testini, Maddalena Ravaglia, Leonardo Fasoli. Essendo spettatori di serie TV, sapevamo un po’ come funzionano.”

Picone: “Abbiamo capito che fare cinema è una cosa, fare teatro è un’altra, e le serie TV sono altro ancora. Ci siamo confrontati tantissimo a livello creativo con Netflix, perché per noi era una cosa nuova. E a noi piacciono i linguaggi nuovi.”

Come avete adattato la vostra comicità alla serie?

Ficarra: “La nostra comicità è cambiata nel corso degli anni. Anche il nostro modo di lavorare. All’inizio abbiamo faticato. Mi ricordo La matassa. Abbiamo corso tanto, in tutti i sensi. Oggi corriamo meno. Siamo più comodi.
Poi con la serie c’è la possibilità di esplorare i personaggi con più tempo. Se in un film devi raccogliere un aspetto con un gesto, un tratto, qui hai modo di farlo in modo più esteso”.

Picone: “Cerchiamo di essere più asciutti in fatto di comicità, cioè essenziali. Si parte in un modo, poi si esplora la comicità, in maniera meno esposta. Non abbiamo trovato differenza nella comicità che di solito usiamo. Ma differenza nella metrica, quello sì. Nella storia in sé, noi siamo sempre noi che ci mettiamo nei guai, ci troviamo incastrati e cerchiamo di venirne fuori, in modo goffo.
Siamo molto curiosi, ci piace spaziare in vari ambiti. Ci piacerebbe continuare a cambiare, non ci piace ripeterci. Ci vuole una certa serietà nell’affrontare una puntata di Striscia, una serie tv, un film. Non c’è mai una cosa di serie A o B, ma sono linguaggi diversi”.

Come è stato lavorare durante la pandemia?

Ficarra: “La pandemia ci ha fatto sperimentare la scrittura a distanza. Abbiamo avuto accortezza durante le riprese, tamponi tre volte la settimana, poi sono arrivati i vaccini.”

Incastrati è una commedia nera, dove i due protagonisti si trovano faccia a faccia con la mafia.

Ficarra: “La realtà, come sempre, supera la fantasia. Queste persone molto comuni, che raccontiamo, sono quelle che abbiamo visto ai vertici. C’era addirittura un primario ospedaliero che in Sicilia era a capo di una cosca mafiosa. Crediamo sia questo il momento della mafia; una mafia che è inabissata ma c’è e sta lavorando. Per quanto riguarda il discorso sull’amarezza, a noi piace farvi ridere e non consolarvi. Raramente i nostri film sono stati consolatori.“

Picone: “Non dimenticare: al tempo delle stragi noi c’eravamo, e abbiamo interiorizzato quel senso di vergogna che i siciliani hanno vissuto. La Sicilia non è più così, è andata molto avanti. Paradossalmente i nostri personaggi servono per questo: l’errore che si può fare oggi nel 2021, a distanza di tanti anni, è quello di dimenticare. Bisogna tenere alta l’attenzione per i giovani che non hanno vissuto quell’esperienza e quel senso di vergogna.”

Dove avete girato?

Ficarra: “Abbiamo girato gli interni a Palermo perché la storia è ambientata in un paesino immaginario che abbiamo ricreato a Sciacca e paesini. Abbiamo girato a Sciacca per omaggiare Sedotta e abbandonata. Ci siamo divertiti a inserire vari riferimenti, a giocare con le serie TV e con il cinema. In questo caso il crime è un veicolo per portare l’ironia e non una scelta legata alla Sicilia. È la prima volta che qualcuno muore in un nostro prodotto.”

Cosa vorreste fare ora?

Ficarra: “Io vorrei fare l’angelus”.

Picone: “Io vorrei condurre un telegiornale.”

 

Incastrati sarà su Netflix dal 1 gennaio, mentre negli altri Paesi dal 27 gennaio.
Sono 6 episodi da circa 20 minuti ciascuno.