TAORMINA – Il momento più alto, cinematograficamente parlando, della 62.ma edizione del Taormina FilmFest si è toccato nel corso della giornata di ieri 15 giugno quando al Palacongressi sono stati proiettati i primi film della storia del cinema, 100 per l’esattezza (della durata di 50 secondi ciascuno) dei 1425 di cui si hanno notizie certe, di Auguste e Louis Lumiere, i primi cineasti della storia del cinema.
In buona sostanza si è assistito al momento della creazione delle prime immagini in movimento. La primissima proiezione avvenne il 28 dicembre 1895 a Parigi, data che è universalmente riconosciuta come quella della nascita del cinematografo. I filmati sono stati restaurati dalla Cineteca di Bologna ed anche gli altri recentemente ritrovati passeranno a breve alle cure dei restauratori della storica cineteca felsinea, vero e proprio vanto nazionale, presieduta da Marco Bellocchio. Thierry Fremaux, da 15 anni direttore generale del Festival di Cannes, il più importante festival cinematografico mondiale, è anche un appassionato storico del cinema, fra l’altro è stato uno dei fondatori dell’Istituto Lumiere, di cui oggi ne è Direttore Artistico assieme a Bertrand Tavernier, ed ogni anno a Lione organizza il Festival Lumiere.
Con passione, competenza e senza lesinare dettagli, curiosità, aneddoti e quant’altro ha deliziato la platea commentando ad uno ad uno i minifilm (per argomento divisi in dieci capitoli) che scorrevano sullo schermo. Ambientazioni militari, partenze di navi, football, un mago al lavoro, treni in arrivo, commedie tipo quella dell’uomo che annaffia, donne che escono dalla fabbrica, convegni di fotografi, lavoratori in genere, questi per lo più i soggetti filmati dai Lumiere che pertanto si concentravano sulla realtà quotidiana. In un certo senso Lumiere si può accostare a Rossellini, sostiene Fremaux, quanto alla volontà di rappresentare il reale, il quotidiano, mentre Meliès, contemporaneo dei Lumiere, l’inventore del montaggio, abile nella rielaborazione della realtà è più accomunabile a Federico Fellini.
Dai primi filmati della storia del cinema (fine ottocento, primi del novecento) quello che più emerge sopra ogni altra cosa, sono gli sguardi, i sorrisi naturali dei protagonisti, segno dell’aspettativa di un futuro migliore. In una sequenza in particolare una bambina vietnamita seminuda corre sorridente verso la macchina da presa che si allontana, circostanza che porta inevitabilmente ad accostare la scena a quell’altra bambina, appena colpita dal napalm, che corre, stavolta urlando, durante la guerra del Vietnam.
Naturalmente si trattava di attori improvvisati, alcuni recitavano sopra le righe colti in atteggiamenti pacchiani, altri volgevano lo sguardo continuamente verso la telecamera, come per dire “sto andando bene?”, tanti fino all’ultimo non capivano bene di cosa si stesse trattando, tanti ancora non sapevano di essere ripresi. Ovviamente macchina da presa fissa, immagini in bianco e nero e senza sonoro, filmati girati in ogni parte del mondo da Parigi a Venezia, da Mosca a Barcellona, da Londra al Vietnam etc… Fremaux ha ribadito il suo punto di vista circa la bellezza di vedere un film in sala, di condividerlo con gli altri spettatori.
“Tra una bella fiction televisiva e un brutto film, preferisco comunque il film, perché posso vederlo in sala assieme ad altre persone”, perché come soleva dire Godard, comunque al cinema lo spettatore alza lo sguardo per concentrarlo sullo schermo, invece davanti alla TV, tante volte lo sguardo va abbassato per dirigerlo verso l’apparecchio… Il cinema gode di buona salute, ha chiosato Fremaux, ma è una salute fragile. In ogni caso sono trascorsi 120 anni ed il cinema è ancora qui nonostante sia già stato dato per defunto più di una volta e il fatto che in così tanti ci siamo ritrovati qui in questa sala all’interno di un festival ne è la riprova.
E chiudiamo con una battuta di Fremaux che la dice lunga anche sulla sue capacità di abile intrattenitore mescolando realtà e leggenda: quando Meliès, affascinato dalla macchina da ripresa inventata dai Lumiere, voleva acquistarla anch’egli, Auguste Lumiere gli rispose: “non ti conviene, tanto il cinema non avrà futuro…”