Dopo un’edizione passata senza Leone d’oro, la Biennale Musica 2019 attribuisce il prestigioso riconoscimento a George Benjamin, compositore e direttore inglese acclamato a livello internazionale. Impegnato su tutte le forme musicali, il suo nome viene indissolubilmente accostato al titolo della sua seconda opera, Written on Skin (2012), eseguita poi in forma di concerto sul palco del Teatro Goldoni con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, che segna un altro gradito ritorno al Festival dopo l’assenza della scorsa edizione. Dopotutto per Benjamin scrivere un’opera è come una liberazione, un desiderio che si porta dietro sin dall’infanzia, come ha tenuto a sottolineare l’autore durante l’incontro mattutino di Ca’ Giustinian, e che ha potuto realizzare grazie alla fortunata collaborazione con il drammaturgo Martin Crimp.

Con un velo di timidezza, nascosto dietro un sincero sorriso, George Benjamin legge il suo ringraziamento in italiano prima che i cantanti possano prendere un po’ a fatica, ma solo per questioni di spazio, il proprio posto sul palco. Written on Skin narra una storia antica nella Provenza del XII secolo, tra gelosie, tradimenti e vendette filtrate dai commenti degli angeli. La ricerca della parola si unisce a una scrittura musicale che scorre con gran disinvoltura a commento della narrazione, supportata da uno sfavillante talento nell’orchestrazione del compositore inglese, elevato nell’ottima resa dell’Orchestra della Rai grazie anche alla conduzione del giovane direttore Clemens Schuldt, attento al singolo dettaglio annotato in partitura.

Eccellente il cast vocale, a cominciare dal perfido Protettore, Christopher Purves, pronto a sacrificare la propria vocalità sull’altare dell’espressione musicale. Penetrate il timbro della moglie Agnès, Georgia Jarman, che scorre sul filo della disperazione dopo essere stata travolta dalla passione per il Ragazzo, James Hall, che a confronto con i due protagonisti, non riesce a sfondare il muro della professionalità.

Tra gli applausi del pubblico, viene tagliato così il nastro della 63° edizione della Biennale Musica intitolata Back to Europe.

Foto: A. Avezzù