“Giura” l’ultimo romanzo di Stefano Benni

Due adolescenti scoprono l’amore, la vita, la perdita

Febo e Lunaria, sole e luna, sono due ragazzini adolescenti. Vivono in campagna e, proprio come il giorno e la notte, hanno ben poco in comune. Ma, allo stesso tempo, sono anche due anime simili, con interessi comuni: saltare nel fieno, arrampicarsi sugli alberi, baciarsi nascosti in un confessionale. E –soprattutto- raccontare storie.

Per ogni noce che apri, devi raccontare una storia: questa la regola che il nonno ha insegnato a Febo. Un modo per sdebitarsi con la natura, di cui ci nutriamo. Si apre così il nuovo romanzo di Stefano Benni, il racconto di un’amicizia durata tutta la vita (e forse oltre), in cui le parole di Febo e Lunaria si alternano, creando un racconto a due voci. La loro è la storia di un inseguimento, di una coppia che si ama ma raramente riesce a toccarsi, così come avviene nelle eclissi. E quando si incontrano succedono cose strane: appaiono streghe sirene, feroci mani di ferro, non mancano maledizioni e magie. La loro prima separazione, a tredici anni, avviene a causa del tradimento di Febo. E anche per il resto della vita i due continueranno a dirsi parecchie bugie. Ma c’è una promessa che non tradiranno: «Giura che non mi dimenticherai. Giura su ogni scrigno di noce, e su ogni chicco di uva e grillo nascosto e stella del firmamento».

I capitoli segnano l’inesorabile passare del tempo. È un romanzo d’amore, ma anche di crescita: i due, lontani, evolvono e si formano come uomo e come donna. Febo trova la vera felicità nell’essere padre, nonostante l’apprensione che gli procura avere un figlio viaggiatore. Lunaria, che era stata una bambina malata e quasi muta, trova la realizzazione nel diventare insegnante di LIS e nell’aiutare chi non ha voce. Entrambi hanno altri amori, interessi diversi che sembrano allontanarli sempre più, anche geograficamente: Luna trova il suo posto in Scandinavia, Febo parte per il Pará amazzonico. Ma le loro vite sono unite a doppio filo da qualcosa di più profondo della banale quotidianità e, in effetti, non si dimenticano mai.

Giura è un romanzo in cui le pagine scorrono veloci, toccando molteplici temi – forse troppi. Il fulcro centrale è dato sicuramente da una preoccupazione ecologica per il futuro del pianeta, che però rimane poco concreta: si parla di delfini uccisi per divertimento, di autostrade che tagliano il paesaggio, di animali in via d’estinzione, dello scioglimento dei ghiacciai. Ritroviamo le atmosfere sessantottine di Saltatempo e l’ironia crudele di Dottor Niù. Giura racconta soprattutto la lontananza, e lo fa con una scrittura delicata, nostalgica: «Tutti coloro che ami sono altro da te. Conoscerai solo una piccola parte dei loro pensieri, e loro non conosceranno i tuoi. Avranno gioie e pene in cui tu non sei compreso, e giorni e notti in cui non sarai presente nelle loro emozioni. La loro storia è piena di ore che ti resteranno nascoste. È meraviglioso averli vicino, ma la loro vita non ti appartiene. Ascolta la pena che provi quando vi allontanate per un attimo, o per lungo tempo. Capirai quanto sarà triste perderli per sempre, o quando loro ti perderanno. Per ciò che manca al vostro amore, amali di più».

Stefano Benni, Giura, Feltrinelli, giugno 2020, pp. 195, 16.50 euro.

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