Nel 1975, il regista francese premio Oscar Pierre-Dominique Gaisseau – regista de Il cielo sopra e il fango al di sotto” (1961, Oscar come Miglior Documentario, – prima volta di questo premio) un diario di viaggio che analizza le tribù di quella che era la Nuova Guinea olandese – approda a Panama per girare un documentario sul popolo Kuna, per cui le donne sono sacre. Gaisseau, sua moglie e la figlioletta Akiko vivono assieme ai Kuna per oltre un anno, ma il progetto ben presto esaurisce i fondi e una banca finisce per confiscare le bobine.

Il progetto di God is a Woman era molto simile a Il cielo sopra e il fango al di sotto. All’epoca Gaisseau durante le riprese visse con la moglie e la figlia nella comunità Kuna. Quando i soldi finirono, come detto sopra, la banca prese possesso dei filmati, Gaisseau non realizzò mai più un lungometraggio. Cinquant’anni dopo, i Kuna stanno ancora aspettando il “loro” film, ormai divenuto leggenda e tramandato oralmente dagli anziani alle nuove generazioni. Finché un giorno, una copia nascosta viene scoperta a Parigi…

Il filmato confiscato dalla banca nel 2010 venne donato al Ministero della Cultura panamense, poi smarrito.
Per caso o per destino, fu la vedova di Gaisseau a trovare altri rulli a casa di un amico di famiglia.

Il regista esordiente svizzero-panamense Andres Peyrot intitola il suo documentario come il film mai realizzato di Gaisseau, God is a Woman.
La Settimana Internazionale della Critica si apre con un film su cinema e umanità.
Non si lascia trascinare da malinconie o missioni lavorative, non esalta ma riesce a raccontare questa storia incredibile di un altro regista con uno sguardo distaccato e un linguaggio cinematografico che sa dialogare con tutti gli elementi a disposizione, come i racconti degli anziani ancora perplessi da come Gaisseau ha inteso erroneamente la loro comunità e cercato di “manipolare” il popolo Kuna in base alla sua visione selvaggia (es. non voleva che durante le riprese usassero bottiglie di plastica).

Ma quello che è diventato leggenda per i Kuna è comunque questo documentario su di loro che non hanno mai visto.
E Peyrot trova la strada per mostrare l’arte e la vita insieme, riflettere sul significato di un documentario al cinema e mostrare a un Popolo come è visto attraverso gli occhi di altri.