Gondellieder alla Fenice di Venezia

Credits Manuel Rosso

Il 18 settembre 2020 la Venezia tardo settecentesca, da secoli crocevia di anime cosmopolite, mercanti, avventurieri, spie e turisti, proprio quella raccontata con piglio curioso da Goethe nel suo diario di viaggio Italienische Reise, rivive in una serata di musica e parole. Goethe arriva dalla Brenta, dimenticata arteria fluviale che collega la terraferma a Venezia, per sostarvi solo due settimane. Lo sguardo dello scrittore tedesco si sofferma non solo sulle bellezze artistiche, ma soprattutto sui cittadini e il loro carattere: operosi, baruffanti, poco inclini all’igiene, ma estrosi e vitali. Si spinge ad ammirare le bellezze naturali di Pellestrina e del Lido, accompagnato da gondolieri che «intonano il Tasso e l’Ariosto su proprie melodie». Va a teatro a vedere Le baruffe chiozzotte di Goldoni e all’opera, descrivendo le abitudini degli spettatori.

Credits Manuel Rosso

Dalle pagine veneziane di Goethe, lette con contenuta espressione da Ottavia Piccolo,  traspare come la musica pervada la quotidianità della «Repubblica di castori». Inutile sottolineare la storia secolare della cultura musicale veneziana, motivo per cui il coté musicale potrebbe essere stato scontato. Così non è perché, con felice intuizione, Diego Mantoan opta per la produzione di Gondellieder, letteralmente “canti da gondola”, di Johann Adolf Hasse, artista tedesco naturalizzato veneziano, sposo della cantante Faustina Bordoni. Gli estratti provengono dalla raccolta Venetian Ballads di Hasse, pubblicata a Londra negli anni quaranta del Settecento, e hanno prevalentemente tematica amorosa. Tra gelosie, furie, sospiri, non mancano i doppi sensi piuttosto espliciti dello spazzacamino di «Son qua putazze care». Testi che però non trovano il giusto risalto nell’esecuzione del soprano Giulia Alberti, relegato a cantare immobile in un angolo del palcoscenico. L’accompagna l’ensemble di nove solisti della Venice Chamber Orchestra, diretto da Pietro Semenzato.

La cornice pensata dalla regista Chiara Clini è un mix di video a soggetto marino e giochi di luce dell’artista Sasha Vinci.

Teatro nutrito, tenuto conto delle disposizioni anti Covid-19, e soddisfazione generale.

Luca Benvenuti