Pierfrancesco Favino è da Oscar. Negli ultimi tempi sui giornali e su internet sono comparse diverse immagini dell’attore nei panni di Bettino Craxi sul viale del tramonto tunisino. Era già stupefacente la sua somiglianza statica al politico italiano: grazie a 5 ore e mezzo di trucco, ogni mattina, applausi a scena aperta per Andrea Leanza (make-up designer).
Durante il film, Favino scompare, abbiamo provato a cercarlo sotto la maschera, ma non lo abbiamo trovato, perché ha assimilato, non imitato, la mimica, la postura, la voce, lo spazio interno a sè. Una prova da attore mastodontica, che svetta, si illumina, mettendo in ombra tutto intorno a lui.
Si è parlato molto del nuovo film di Gianni Amelio, Hammamet, sugli ultimi mesi di vita di un politico che ha segnato inesorabilmente la Storia italiana. Il regista, che scrive con Alberto Taraglio, ha sempre detto che il suo film è sull’uomo, non sul politico, non ha intenzioni militanti e non ha mai simpatizzato per Bettino Craxi. Girato nella villa in Tunisia dove il leader del Partito Socialista visse da contumace gli ultimi tempi, con due sentenze definitive, Hammamet è un film difficile da comprendere, anche solo da capire a chi sia rivolto. Racconta l’agonia di un uomo di potere che ha perso il potere e non si arrende, coltiva rancori, rimorsi, desideri, macerato, anche dal diabete, fino all’autodistruzione. L’idea che lo ha mosso è stata quella di voler riportare il dialogo su Craxi, a vent’anni dalla morte, perché, nelle parole di Amelio “è un politico sul quale è calato un silenzio assordante, ingiusto”.
Il Craxi di Amelio comincia dal 45° Congresso Ansaldo. 1989. Alla fine viene avvicinato da un suo amico, compagno di partito, Vincenzo (Giuseppe Cederna), titubante, preoccupato che il partito non sopravviva al suo Segretario, lo mette in guardia vuole offrire le sue dimissioni “ogni notte entrano nel mio ufficio e frugano fra le carte”. Ma il leader non lo prende sul serio.
La scena si sposta poi alla fine degli anni 90 ad Hammamet. Bettino Craxi, zoppicante, vestito color kaki, con scarpe di tela, si muove per la grande villa circondata da palme e ulivi, giornali italiani, saggi, dettando alla figlia le sue riflessioni sulla società, mentre la moglie coltiva la sua passione cinefila guardando vecchi film western alla tv.
L’arrivo, come un agguanto, del figlio di Vincenzo, Fausto (Luca Filippi), un ragazzo devastato dal suicidio del padre, in cerca di risposte, è il pretesto narrativo che Amelio utilizza per dar spazio alle dichiarazioni di Craxi contro la politica italiana dell’epoca, contro le procure che fanno le leggi al posto del popolo, che ora viene chiamato gente, privandolo di un’identità, di distinzione storica… Dichiarazioni che il politico fa rivolto alla telecamera di Fausto, che lo interroga e lo riprende; e qui Amelio rimpicciolisce lo schermo da sei noni a quattro terzi (com’era alla fine degli anni Novanta lo schermo delle videocamere), come se il film diventasse un diario/confessione personale. Fausto è in cerca di una verità che non ha avuto interrogando il padre e quindi la cerca nell’uomo che ha dato il via a tutto.
Personaggio strano, vago, inquieto già nella scrittura, quello di Fausto, che compare chiassosamente, per poi sparire improvvisamente e ricomparire nel finale, quando, dopo la morte di Craxi, consegna le registrazioni alla figlia perché le custodisca preziosamente. Ma non è il solo. Anche Claudia Gerini, nel ruolo, ritagliato frettolosamente, di una delle tante amanti di Craxi, arriva in Tunisia armata di amore e desiderio, vuole vederlo a tutti i costi, compare e scompare.
C’è un rapporto molto intenso in questo film tra padre e figlia (Livia Rossi), sua erede, infermiera, confidente, segretaria, custode. La moglie (Silvia Cohen) “ci siamo visti poco in Italia, ora sembra nata qui ad Hammamet, gioca a prendersi cura di me, per fortuna non le riesce bene”, gira per casa con i suoi kaftani colorati; il figlio (Alberto Paradossi) compare per le feste. Sempre in contatto con l’Italia, vive da perseguitato, dai giudici, dai giornalisti, riceve anche visite (Renato Carpentieri) da un politico della DC che gli propone di tornare e ricominciare. Hammamet è un Craxi secondo Gianni Amelio: un uomo nella sua sfera privata, osservato nel rapporto con le persone che gravitano intorno a lui, a partire dalla figlia.
Talmente estremista, Amelio, in questa sua presa di posizione (l’uomo non il politico, come se si potessero separare le due cose) da essere tiepido in un film zoppicante, dai tanti lunghi finali (il ricordo dell’infanzia, la passeggiata scalzo sul duomo, l’incontro con il padre, un momento di cabaret che evoca Fellini, Fausto che convoca la figlia).
Amelio non vuole dare risposte. Vuole fare domande.
Ma come si possono porre domande trascurando o sfiorando l’azione politica di Craxi. Un ragazzo, per esempio, nato nel 2000 (pensiamo a quando il nipotino, sulla sabbia, con i soldatini coreografa la Crisi di Sigonella, senza nominarla) cosa può comprendere da questo film che pretende una sforzo mnemonico elevato già per chi quegli anni li ha vissuti?
Tra l’altro una scelta che ci ha lasciato interdetti: nel film vengono solo nominati per nome: Vicenzo, Fausto e Anita (non Stefania). Gli altri sono il presidente, la moglie, l’ospite…
“I nomi non si fanno perché si conoscono troppo. In generale non sono favorevole all’uso del nome, mi piace un dialogo netto” ha risposto Amelio. Perché chiamare allora la figlia Anita e non Stefania? “Io sono libero di chiamare i personaggi come mi pare. Anita era la moglie di Garibaldi, personaggio storico venerato da Craxi. Chiamando la figlia Anita ho dato al personaggio qualcosa di più”. Il nome Fausto invece arriva dal suo film “Colpire al cuore” del 1983, motivi personali, ha detto.
Amelio non ci ha convinti. Come del resto ci ha convinto il suo film. Usiamo la questione dei nomi, senza imputarci sul dettaglio, ma come esempio di incomprensione di questo lavoro. Dopo l’intervento chirurgico in Tunisia, il figlio parla con la stampa annunciando “Il caso C non è chiuso”. Il caso C?!?
Titolo originale: Hammamet
Nazione: Italia
Anno: 2020
Genere: Biografico, Drammatico
Durata: 126′
Regia: Gianni Amelio
Cast: Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Livia Rossi, Luca Filippi, Renato Carpentieri, Silvia Giuseppe Omero Antonutti, Giuseppe Cederna, Roberto De Francesco
Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 09 Gennaio 2020 (cinema)