Holly è una ragazzina dolce ma sola: i compagni di scuola la chiamano “la strega” e la prendono regolarmente in giro. Un giorno Holly ha un cattivo presentimento, e avvisa la scuola che resterà a casa. Quel giorno la scuola viene devastatata da un incendio. La notizia della “preveggenza” di Holly si diffonde, e le cambierà la vita.

Al centro del nuovo film di Fien Troch, già vincitrice della miglior regia in Orizzonti con Home nel 2016, c’è un lutto collettivo, e una comunità incapace di gestirlo. Traumatizzati e sconvolti, tutti cercano un’ancora di salvezza, e la trovano in Holly, la ragazzina che aveva in qualche modo previsto il disastro. Holly si trova, dal nulla, investita di un ruolo salvifico (l’assonanza tra “Holly” e “Holy” non è casuale) che non le appartiene, e che deve imparare a gestire e, soprattutto, a capire. Ha davvero capacità soprannaturali? Oppure i suoi poteri sono solo una conseguenza del fatto che la gente crede in lei?

Troch evita, per quanto possibile, di dare una risposta, continuando a cambiare le carte in tavola in un crescendo quasi operistico, che passa dal ritmo riflessivo della prima parte al caos convulso del finale. Quello che vediamo è l’impatto che questo “dono” ha su Holly che, dopo aver inizialmente sperato che questa capacità potesse renderla popolare, si trova a constatare che la ha allontanata ancora di più dagli altri, drenandola per giunta di ogni energia. Questo è, forse, il presso che si paga per essere considerato un Messia, un peso che nessuno è preparato a sopportare.

La metafora cristologica è fortemente presente, ma Troch riesce a evitare la perfetta sovrapposizione esplorando più a fondo le insicurezze della sua enigmatica protagonista (la brava Cathalina Geerhaerts), che si ritrova a gestire un “dono” più grande di lei e, soprattutto, le incessanti richieste che questo porta con sè. Holly si dona generosamente, mettendo tutte le sue energie per assecondare le richieste di una comunità che ha riposto in lei ogni speranza di salvezza.

Il messaggio a volte si perde, ma nel complesso Holly risulta un’interessante meditazione di afflato biblico su tematiche universali della condizione umana: utilizzo dei talenti, colpa, espiazione, sacrificio. Holly le racconta attraverso gli occhi di una bambina dolente, vittima di bullismo, ma in grado nonostante questo di rivolgere le sue energie ad aiutare gli altri, anziché vendicarsi dei torti subiti. Di questi tempi, un concetto non così scontato.