Il regista egiziano Ibrahim Nash’at con il suo Hollywoodgate, presentato nella sezione Fuori Concorso, riesce a fornirci una finestra che mostra l’indomani dal ritiro delle truppe statunitensi e NATO dal territorio afghano, nonché come i talebani siano riusciti nel giro di un anno a trasformarsi da una milizia fondamentalista a un vero e proprio regime militare.

 

Grazie ai meriti dei precedenti lavori Nash’at, che è soprattutto conosciuto per aver lavorato sia in Medio Oriente che in Europa filmando i leader mondiali, riesce a introdurre in Afghanistan una cinepresa straniera in un momento delicatissimo. I talebani hanno da poco riottenuto il potere nelle loro mani e fremono nell’attesa di consolidarlo: le libertà delle donne scompaiono pericolosamente giorno dopo giorno – tanto che all’interno della pellicola il massimo ruolo che ricoprono è quello di mendicanti – e il nuovo governo sente di dover mostrare i denti.

Per quanto riguarda quest’ultimo proposito sono gli Stati Uniti d’America che, seppur involontariamente, danno loro una mano: tutti gli armamenti che si sono lasciati alla spalle vengono messi a nuovo e fatti sfilare sotto gli occhi eccitati dell’esercito e di una delegazione di rappresentanti di nazioni estere.

Ibrahim Nash’at con grandissima maestria ci fa quasi a respirare l’aria di Kabul riuscendo a scavalcare prima la censura a cui erano sottoposti i propri occhi, poi quella a cui era sottoposta la sua videocamera.