
Sono oltre venti le tele in mostra a Palazzo Barberini per “Caravaggio 2025”, mostra in corso dal 7 marzo fino al 6 luglio. Un’esposizione che racchiude tra le mura di una delle dimore storiche più suggestive della Capitale opere provenienti da istituzioni museali di tutto il mondo.
Il percorso espositivo si snoda in quattro sale, che ripercorrono le tappe artistiche e dell’esistenza di Michelangelo Merisi: il legame con i suoi committenti, quali i cardinali Del Monte o Maffeo Barberini (più noto come Papa Urbano VIII), la permanenza nell’Urbe, percepita sempre come dimora d’adozione, o ancora la fuga attraverso il Mediterraneo, che lo portò a soggiornare a Malta e in Sicilia, in seguito all’omicidio di cui si macchiò.

Grazie alla scelta di un itinerario cronologico e tematico, il fruitore potrà avere un riscontro effettivo di come si sia evoluto il genio del Caravaggio negli anni, partendo ad esempio da Ragazzo che monda un frutto, opera giovanile – se non addirittura la più antica di cui si abbia traccia, come sostenuto da Sebastian Schütze in Caravaggio. L’opera completa (Taschen, 2009) – in prestito dalla Fondazione Longhi di Firenze, fino ad arrivare all’ultimo lavoro, parte delle collezioni di Intesa San Paolo (sede di Napoli), Il martirio di Sant’Orsola. Proprio quest’opera recentemente è stata oggetto di un restauro che ha svelato la presenza di tre elementi umani che il tempo aveva nascosto. Grazie a Giuditta e Oloferne, dalla collezione permanente dello stesso Palazzo Barberini, o Davide con la testa di Golia è possibile comprendere la portata rivoluzionaria dell’operato del Merisi: mai nessuno prima aveva rappresentato la morte con una crudezza tale, caratteristica che lo rese un antesignano e segnò profondamente artisti successivi.
Di grande impatto è senza dubbio anche La cattura di Cristo, dalla National Gallery of Ireland di Dublino: la teatralità si mescola a elementi cardine dello stile caravaggesco, quali la commistione di abiti antichi e di epoche successive – altro esempio è visibile ne La vocazione di San Matteo, quadro fondamentale del trittico dedicato all’Evangelista, visibile nella chiesa di San Luigi dei francesi – o la riproduzione del proprio volto nelle vesti di un personaggio, un vero e proprio autoritratto integrato. I soggetti sacri sono numerosi, da segnalare è certamente la versione milanese de La cena in Emmaus, ma anche Marta e Maria Maddalena, un’opera che mette in luce una compresenza armonica di sacro e profano. Tra i prestiti straordinari l’Ecce Homo, dal Museo del Prado di Madrid, e la Santa Caterina, dal Museo Thyssen-Bornemisza (pinacoteca della capitale iberica). Caravaggio è un artista caduto per secoli nell’oblio, riscoperto in tempi recenti – d’uopo citare la mostra Caravaggio e i Caravaggeschi (Palazzo Reale, Milano, 1951), curata da Roberto Longhi – ed entrato a far parte a pieno titolo tra i grandi maestri della storia dell’arte.

Caravaggio 2025
Palazzo Barberini, Roma
7 marzo – 6 luglio 2025
A cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi, Thomas Clement Salomon
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