Il 13 dicembre 2021 è scomparso all’età di 75 anni Giannalberto Bendazzi, storico dell’animazione, critico cinematografico e scrittore. In epoche in cui gli studi sull’animazione erano ancora parziali e poco sistematici, Bendazzi creò un metodo storico basato sulla conoscenza diretta degli artisti e dei loro processi creativi; ne risultò un testo divenuto rivoluzionario e imprescindibile a livello mondiale, ovvero Animazione: una storia globale (UTET, 2017), apparso per la prima volta nel 1988 e poi ampliato in successive edizioni in lingua inglese. Se esistono oggi gli animation studies, e se vengono insegnati e coltivati anche in Italia, lo si deve in gran parte proprio a Bendazzi, che della materia fu anche docente accademico a Milano, Singapore e Brisbane. Bendazzi ricevette inoltre nel 2019, dalla Universidade Lusófona de Humanidades e Tecnologia di Lisbona, il primo dottorato di ricerca honoris causa mai conferito da un ateneo a uno studioso di animazione.
In ricordo di Bendazzi, a un mese dalla scomparsa, pubblichiamo il saluto rivoltogli in occasione della cerimonia funebre da Marco Bellano, docente di History of Animation e Digital and Interactive Multimedia all’Università degli Studi di Padova.
Genova, 16 dicembre 2021
Giannalberto e io ci conoscevamo da anni.
Non dimenticherò mai il senso di entusiasmo travolgente e profondamente generoso che si irradiava dal messaggio con cui il nostro dialogo e la nostra amicizia presero il via. Aveva letto uno dei miei primi libri, e ne era rimasto contento. Quell’incoraggiamento così inaspettato e sincero mi disse che bisognava andare avanti, anche se le strade dell’animazione, per lungo tempo, non sono state facili da percorrere, specialmente in Italia.
Oggi quelle strade sono un poco più aperte e accoglienti. L’animazione è ovunque, e c’è sempre più bisogno di capirla e raccontarla. Se questo è accaduto, se oggi esiste una cultura dell’animazione e sull’animazione, non c’è dubbio che questo lo si debba in massima parte proprio a Giannalberto e alla sua opera di battistrada, titanica e umile al tempo stesso. Umile, naturalmente, nel senso più virtuoso e generoso del termine.
Un esempio. Nel 2017 presiedevo a Padova il convegno annuale della Society for Animation Studies, che Giannalberto stesso aveva contribuito a fondare nel 1987. Invitai immediatamente Giannalberto, che però mi avvertì di avere in mente un intervento breve, modesto, su un argomento ben noto a chiunque si occupi di animazione: il primo film del padre del disegno animato, Fantasmagorie di Émile Cohl, del 1908. Sembrava, appunto, una scelta insolitamente umile. Cosa mai si sarebbe potuto dire su un film di tre minuti, così antico e così ben conosciuto?
Giannalberto, com’era prevedibile, stupì invece tutti. In meno di dieci minuti rivelò e analizzò un dettaglio di cui nessuno si era accorto in oltre cento anni. In una scena ambientata in una sala cinematografica, si vede che il film proiettato è una animazione astratta, fatta di spirali e forme danzanti. Cohl aveva dunque anticipato simili animazioni di oltre dieci anni.
Senza lo sguardo di Giannalberto, così umile e così titanico, oggi sapremmo e vedremmo molto meno. È stato un vero maestro dello sguardo, Giannalberto Bendazzi; sapeva dove indirizzarlo per farlo diventare strumento di scoperta, conoscenza e meraviglia. Così facendo, trascinava irresistibilmente col suo anche tanti altri sguardi, gli sguardi di artisti, studenti, studiosi, amici che attorno a Giannalberto e al suo sapere hanno costruito quella che, in fondo, può chiamarsi una scuola. E, forse, anche una patria: un luogo ideale, in cui chi desidera fare e capire l’animazione può trovare accoglienza e risorse preziose.
Oggi quegli sguardi si sono purtroppo abbassati, pesanti di tristezza. Si rialzeranno, però, come Giannalberto avrebbe voluto: arriverà il momento di guardare ancora verso la storia dell’animazione e degli audiovisivi, e verso le mille strade già aperte da Giannalberto, tra cui quella che conduce alla biblioteca dell’animazione a Genova, che tanto gli stava a cuore.
Con lo stesso impegno, con la stessa passione che ha regalato alla sua scuola e a tutto l’universo degli studi sull’arte e sugli audiovisivi, lo sguardo di Giannalberto resterà, più animato che mai.