Probabilmente il prodotto più riuscito della collaborazione tra Richard Strauss e Hugo von Hofmannsthal, Der Rosenkavalier è una commedia umana sulla caducità del tempo e la volubilità dei sentimenti. La Vienna di Maria Teresa d’Austria diventa un mondo altro, quasi sospeso, dove anacronisticamente domina il valzer e non il minuetto o la gavotta ed ogni personaggio si esprime rispecchiando il ceto sociale di appartenenza pur mantenendo il tono e il ritmo di una lingua cortese. Erede delle Nozze mozartiane, di Falstaff e dei Meistersinger, Rosenkavalier si apre al moderno, rimanendo ancora oggi un invito a riscoprire il potere della musica e del teatro come linguaggi universali, capaci di superare gli anni e di creare ponti tra passato e futuro.
Esistono spettacoli destinati a permanere nella memoria, se non addirittura nel cuore, per l’attenzione profusa nel curarli. Come gli Hoffmanns Erzälungen del 2017, il Rosenkavalier al Tiroler Landestheater di Innsbruck, in programma da dicembre 2024 a marzo 2025, si pone senza dubbio tra questi. La regista Jasmina Hadžiahmetović, consapevole che il grande classico di Strauss sia una fonte inesauribile di ispirazione, interpreta l’opera non semplicemente come un ritratto del passato, ma come un dialogo vivo tra Settecento e primo Novecento. La recitazione è efficace, pulita, scevra da affettazioni, e non rinuncia a un delicato umorismo nel secondo e terzo atto. Il finale è superbo: la von Werdenberg e la Faninal agli estremi della ribalta; dietro di loro Octavian che, dibattuto nella scelta, alla fine va verso la seconda. Usciti i due amanti – attenzione spoiler! – la Marescialla ricompare e Cupido, a sostituire il piccolo servo nero, le porge per un attimo la rosa d’argento per poi correre via veloce, non si sa se a ricordarle il passato o annunciarle una futura avventura. Infatti, è lei che, sapiente musa iniziatica, accompagna il conte diciassettenne dall’amore erotico a quello adulto conferendogli il compito di messaggero per conto di Ochs.
Lo scenografo Paul Zoller crea una struttura mobile di specchi, all’occasione arricchita con pochi elementi. La camera da letto è una semplice chaise longue e un lampadario di cristallo; la residenza di Faninal è un velo con proiettata una sala rococò – in effetti qui la Präsentation della rosa perde di tensione, in quanto Rofrano entra da solo nella stanza sollevando il telo; la bisca dove si compie la burla a Ochs, con testa di bue alla parete (gioco di parole tra la bestia e il casato), è circondata da varie riproduzioni nere a grandezza naturale di animali, quasi invisibili. Queste atmosfere sospese offrono al pubblico spunti visivi di grande suggestione. I giochi di luce di Ralph Kopp ricordano la fuggevolezza del tempo e la maschera delle apparenze, ma anche la tristezza di Marie Therese, il dubbio amoroso di Octavian o la reputazione sporcata del barone. I costumi di Mechthild Feuerstein, un mix sapiente di tradizione e modernità, enfatizzano il contrasto tra i personaggi, rendendo ogni figura un’icona di eleganza e, al contempo, di ambiguità emotiva.





Roland Böer, alla guida dell’orchestra del TLT in splendida forma, dirige con ampio respiro, senza cadere in una mera ripetizione dei cliché del passato. L’eleganza proposta in scena permane anche nelle scelte dinamiche e agogiche. Se nel primo atto Böer gioca sui volumi, permettendo di apprezzare al meglio le lunghe conversazioni tra i due amanti, un gusto leggero e fluido accompagna i valzer del secondo atto, mentre i momenti più sublimi del terzo vibrano di morbidezze e chiaroscuri.
Bernarda Klinar convince nei panni di Octavian. Il bel timbro ambrato e l’agilità nei passaggi tra i registri rendono con delicatezza e passione le contraddizioni di un amore tormentato. Susanne Langbein è Marescialla appassionata, dalla linea di canto precisa, dai bellissimi filati e dal fraseggio descrittivo. Grazie alla presenza scenica magnetica, trasmette con intensità sia la grazia che la complessità interiore del personaggio. Annina Wachter è Sophie che recita con garbo la giovane innamorata, ma parte cauta nella salita all’acuto di “Wie himmlische” per recuperare in intensità nel corso della recita. L’Ochs di Johannes Maria Wimmer trasuda tutta la sbruffoneria e l’insolenza richieste dal ruolo, complice la voce luminosa dall’ampia estensione. Faninal esile e macchiettistico quello di Erwin Belakowitsch, sovente affossato dall’orchestra quanto la querula Marianne di Jennifer Maines. Corretti e divertenti Jason Lee come Valzacchi e Abongile Fumba come Annina davvero portentosa. Jinxu Xiahou, il cantante, possiede timbro interessante e la sua aria Di rigori armato il seno affascina pure la Marescialla che ci dà le spalle mentre lo ascolta.
Vanno raccolti in un unico elogio gli altri interpreti che dimostrano affiatamento anche dal punto di vista scenico, requisito essenziale per la riuscita generale.
Il coro e le voci bianche del Tiroler Landestheater, diretti da Michel Roberge, partecipano in maniera impeccabile.
Applausi e consensi unanimi alla recita del 1 febbraio. Chi ha occasione non si lasci sfuggire l’ultima replica del 2 marzo.
Luca Benvenuti