Ora amati e Donne che si amano. Pensieri di donne in rinascita. Sono due i libri che Roberto Emanuelli, già noto ai lettori per i precedenti romanzi – tra cui il bestseller E allora Baciami –, sta promuovendo in varie città italiane, anche allo scopo di sensibilizzare sul tema dell’amore tossico e della dipendenza affettiva. Se le sue opere precedenti hanno conquistato centinaia di migliaia di persone grazie alle trame avvincenti e romantiche, che lui stesso definisce “pop” in maniera scherzosa, con Ora amati Roberto non ha avuto paura di rischiare uscendo dalla sua zona di comfort e ha fatto centro, perché il romanzo, edito da Feltrinelli, è subito salito in vetta alle classifiche.
Il tema è quello della “violenza” psicologica e manipolatoria, che talvolta si può verificare all’interno delle relazioni senza che si arrivi mai a sfociare nella fisicità, ma non per questo è da considerarsi meno grave: alcune donne – talvolta capita anche agli uomini, ma è più raro – finiscono per accettare qualsiasi cosa pur di stare con la persona amata, anche tradimenti, gesti o parole che puntano a sminuire la persona e la sua autostima, bugie, mancanze. Così, spesso quando escono da storie del genere sono distrutte: l’unica possibilità di ripresa consiste allora nell’imparare ad amarsi, curando le proprie ferite e lasciando andare una volta per tutte ciò che determina quel vuoto interiore quasi sempre alla base delle dipendenze affettive.

Ma non è tutto, perché nel corso del tour di promozione del romanzo – circa 80 tappe – si è venuto a creare uno straordinario movimento spontaneo di donne che gli hanno lasciato dei biglietti con sopra scritti i propri pensieri: poche righe di speranza o di dolore, propositi per il futuro, ispirazioni motivazioni per evitare che altre possano cadere nella trappola, momenti di svolta. I più belli e significativi hanno ispirato il libricino Donne che si amano. Pensieri di donne in rinascita, edito da SEM Libri e spesso regalato in coppia con il romanzo. Entrambi sono infatti un’idea originale e sicuramente utile per Natale, soprattutto per chi stia passando un periodo sentimentale difficile.
Abbiamo intervistato Roberto Emanuelli per saperne di più su questi due libri che hanno toccato il cuore di migliaia di donne, trasformando l’intera esperienza in un caso di solidarietà e rinascita, prima ancora che letterario.
Ora amati ha avuto un grande successo, ben al di là dell’ambito prettamente culturale. Come stai vivendo questa ondata di emotività ed empatia che sei riuscito a generare?
“È un qualcosa di molto forte che mi coinvolge completamente: non si tratta solo di ricevere dalle lettrici i classici complimenti (o critiche) nei confronti del mio libro, ma di avere l’opportunità di conoscere le loro storie, le confessioni personali, le richieste di conforto, i ringraziamenti per aver toccato le corde della loro anima sofferente. Durante le presentazioni del romanzo le domande arrivano copiose e non si limitano quasi mai all’opera in sé: spesso alla fine dell’incontro le persone chiedono qualche minuto per raccontarsi, per condividere, alla ricerca di ascolto e comprensione. È da questo sentimento collettivo che è nato il tam tam dei bigliettini”.
A tale proposito, ne hai raccolti alcuni nel libricino Donne che si amano. Pensieri di donne in rinascita recentemente uscito per SEM, ma il fenomeno non si è ancora attenuato…
“No, sta anzi prendendo delle forme creative, inaspettate. Ad esempio, alla presentazione di Orvieto, ospitata all’interno del Museo Emilio Greco, sono stati esposti dei supporti in cui erano attaccate decine e decine di bigliettini; inoltre, chi lo desiderava poteva aggiungere il proprio, andando così a fondere questa forma un po’ particolare di arte contemporanea con quella già magnifica della location in questione. In questo caso ero accompagnato dalla dottoressa Mirella Cleri, psicoterapeuta clinica e di comunità, per arricchire con una visione tecnica il tema trattato”.

Ci tieni spesso a precisare che non sei uno psicologo, ma uno scrittore che ha tratto spunto dalla sua esperienza personale. Quanto si discosta il romanzo da ciò che è effettivamente accaduto a te?
“Non molto, il cuore della trama – specialmente per quanto riguarda la storia di Clara – si allontana di poco da quanto ho vissuto in prima persona. Ho preso ispirazione dalla mia esperienza anche in merito ad alcuni personaggi, fatti, forme di manipolazione, ma soprattutto per quanto riguarda lo stato d’animo: quel sentirsi totalmente svuotati, anche un po’ stupidi, una volta che si aprono gli occhi e ci si accorge della verità. Eppure, nonostante lì per lì non sembri possibile, con il tempo ci si può riprendere partendo dall’amore per sé stessi. È proprio per questo che ho deciso di scrivere e pubblicare entrambi i libri: per trasmettere un messaggio di speranza e positività”.
Nel romanzo ci sono due figure, una più giovane e un’altra matura, che vivono storie simili ma non uguali. Qual è la differenza principale tra le due donne?
“Direi il fatto che la prima, molto più inesperta e oppressa anche dalle aspettative familiari, quando scopre il tradimento del ragazzo che ama sceglie semplicemente di voltare pagina, chiudere con quella parte della sua vita e dimenticare. Tuttavia, così facendo non metabolizza mai davvero la perdita, né comprende quale sia l’origine del suo vuoto interiore, pertanto va incontro alla possibilità di ripetere lo stesso errore, reiterando lo schema. Clara, invece, anche grazie all’aiuto di una psicoterapeuta, fa un percorso più profondo su sé stessa e arriva a consapevolezze diverse. Le differenzia però anche il tipo di amicizie che le circondando: quelle di Clara sono molto più vere, sincere, talvolta anche schiette, ma capaci di rappresentare per lei quasi una famiglia e dunque un rifugio d’amore in cui trovare conforto e protezione”.
Credi ancora nell’amore, dopo aver vissuto un’esperienza così forte in senso negativo?
“Sì, ci credo ancora e mi piacerebbe trovare una persona con cui condividere i momenti belli e brutti della vita, ma sono diventato molto più selettivo, perché ho imparato a bastare a me stesso e a stare bene anche da solo. Di conseguenza se un giorno qualcuna mi starà accanto sarà per arricchire la mia vita, già piena e gratificante così, non più per colmare un vuoto personale”.

Spesso la ragione recondita di questo vuoto di cui parli – che ci spinge inconsciamente verso forme di dipendenza affettiva – ha origine nella figura paterna, soprattutto per le donne: nella sua mancanza o sfuggevolezza. È stato così anche per te?
“In parte sì, perché ho perso mio padre molto giovane, avevo solo 14 anni. Credo, però, che anche la madre giochi un ruolo fondamentale nella futura stabilità e serenità dell’individuo: la mia psicologa mi ha spiegato quanto sia importante il legame che si crea già dalla gestazione, e poi nei primissimi giorni e mesi dopo la nascita, tra il neonato e la mamma. Per tutta la vita quei momenti, insieme al successivo rapporto che si instaurerà con la figura materna, andranno inevitabilmente a influenzare il modo in cui ci relazioniamo al mondo e agli altri”.
Ti è mai capitato che qualche uomo si sia risentito quando hai parlato di patriarcato nel recente articolo uscito su Affaritaliani.it o della necessità di imparare a gestire le emozioni?
“Sì, qualcuno mi ha scritto privatamente contestando l’esistenza del patriarcato e ponendosi in una posizione difensiva. Non solo uomini in realtà, anche alcune donne. Credo che ci sia un problema culturale alla base di questo sentire diffuso e sicuramente modificarlo non è semplice, ma parlarne è già un buon inizio. Il fatto di aver suscitato così tante reazioni, in positivo ma anche (seppur in minima parte) in negativo, mi fa pensare di aver colto nel segno e di aver toccato un tasto dolente della nostra società”.
Che cosa hai in programma per i prossimi mesi?
“Qualche altra presentazione, ma ho già iniziato a scrivere un nuovo romanzo e vorrei dedicarmi il più possibile a quello. Muoversi così tanto per promuovere un’opera non è semplice, sia a livello fisico che emotivo, perché dare ascolto, attenzione e conforto a così tante persone è allo stesso tempo gratificante, emozionante e stancante. Dopo oltre 60 tappe, ho bisogno di fermarmi un po’ nella mia alcova romana e immergermi nella scrittura. In fondo, la vita di uno scrittore è fatta anche di tanti momenti di solitudine, necessari affinché avvenga un processo creativo”.
Info: www.instagram.com/robertoemanuelliofficial.
