L’aria irrespirabile, le specie animali e vegetali quasi totalmente estinte, la gente che muore per strada o nel sonno per colpa di un’atmosfera ormai tossica. Non è esattamente un futuro prossimo ottimale quello che ci prospetta IO, il dramma fantascientifico firmato Netflix per la regia di Jonathan Helpert,disponibile sulla piattaforma dal 19 Gennaio scorso. A dare il nome al film è una delle lune di Giove, dove la maggiorparte degli abitanti del pianeta Terra (o almeno dei superstiti) ha trovato rifugio raggiungendo il pianeta con degli shuttle dopo il collasso delle condizioni ambientali sul pianeta azzurro. Tra i pochissimi (se non unici) irriducibili rimasti sul pianeta, ci sono la giovane Sam (Margaret Qualley), impegnata col patre nel disperato tentativo di mantenere in vita una colonia di api, e l’ex insegnante Micah (Anthony Mackie), convinto a restare sulla Terra dai continui appelli a restare sul pianeta per salvarlo lanciati via radio dal padre di Sam, il professore Henry Walden.
Sam e Micah si troveranno a tentare di sopravvivere su un pianeta che sembra quasi voglia scrollarsi di dosso quel genere umano che l’ha ridotto in questo stato. È doveroso precisare che non siamo difronte a un capolavoro del suo genere che guardi con un occhio inedito e originale all’argomento trattato (per capirsi ha ben poco a che fare con altri fortunati titoli sci-fi di Netflix come Annihilation o Mute), con una trama che non brilla per originalità o per complessità e una quantità claustrofobica di location (il film si svolge quasi interamente tra il rifugio di Sam e un deposito di elio, indispensabile per raggiungere la base da cui dovrebbe partire l’ultimo Shuttle destinato su Io) che non permette di esplorare il pianeta devastato su cui è ambientato Io. Tuttavia un film che ha come tema centrale il futuro del nostro pianeta non è mai un film di troppo, soprattutto se consideriamo il modo non banale in cui viene affrontato l’argomento, con continui richiami alla cultura classica, alla mitologia e alla filosofia sparse qua e là nei dialoghi fra i protagonisti, come a ricordare che se dovesse morire la Terra con lei sparirebbe anche quello che di buono qui ha coltivato l’umanità nei secoli.
Il film a cui viene più facile associarlo è forse la più sottovalutata pellicola di fantascienza degli ultimi anni, vale a dire Wall-E, dove con una distopia in chiave ambientalista si affrontava il tema della sorte del nostro pianeta attraverso scene e soluzioni visive ben più memorabili di quelli di questo film. Io riesce quindi comunque a far riflettere su un tema che è sempre bene affrontare, anche se senza particolari colpi di genio e risultando sopportabile anche grazie alla breve durata (appena un’ora e mezza).