Qui alla Mostra del Cinema di Venezia, spesso accade che dietro ai film meno attesi si nascondano piccole perle firmate da autori misconosciuti, che riescono a rivelarsi anche molto più validi di altri titoli molto più reclamizzati. È questo il caso di Jours de France, primo lungometraggio di fiction di Jérôme Reybaud, già regista del documentario Qui êtes-vous Paul Vecchiali? nel 2012. Il film, presentato nella sezione Settimana della Critica, è una commedia agrodolce che, analizzando le vicende di due personaggi lontani da ogni cliché e stereotipo, stravolgono i canoni della commedia romantica.
Pierre Thomas e Paul sono una felice coppia di Parigi che sembra non poter passare tempi migliori: condividono gli stessi interessi per la musica e per la cultura, partecipano attivamente a ogni attività della mondana capitale francese, passano assieme tutto il tempo possibile. Eppure a Pierre Thomas questo apparente idillio sembra andare stretto, al punto da portarlo a fare una drastica decisione: lasciarsi tutto alle spalle e partire per un viaggio in macchina in giro per la Francia, fermandosi solo per dormire e per qualche scappatella occasionale con completi sconosciuti. Appena verrà a sapere della fuga del suo innamorato, Paul partirà al suo inseguimento.
Quando si fa un film che parla più o meno direttamente del proprio paese, gli errori principali possono essere due: o quello di prodursi in un melenso e campanilistico elogio della patria, oppure quello di prodursi in un attacco generico e rancoroso contro tutte le contraddizioni e tutti i problemi della nazione che ci ospita da quando siamo nati. Reybaud, pur dedicando tutto il film a una vera e propria perquisizione della Francia da ovest a est, riesce ad evitare entrambe le derive.
Per ognuno dei quattro giorni passati fuori casa, Pierre Thomas si ferma in quattro posti diversi incontrando ogni volta un personaggio differente, più o meno allegorico della regione in cui si trova; a questi personaggi però, principalmente donne anziane dai tratti un po’ macchiettistici, sono contrapposti i ricordi di Pierre Thomas legati a quel luogo, oltre agli splendidi paesaggi che la regia di Reybaud, tramite ampie panoramiche e riprese in camera-car per niente banali, ci regala. Insomma Reybaud non vuole condannare totalmente il suo paese, anzi non imbastisce nemmeno una vera e propria critica, semplicemente mette sul tavolo le infinite caratteristiche di un paese che, un po’ come tutti, cambia drasticamente da zona a zona.
Altro tratto più che positivo del film è il modo in cui Reybaud affronta l’argomento sesso: tutte le scene di sesso presenti nel film ritraggono rapporti occasionali, quasi casuali, avuti dal fino ad allora fedelissimo e monogamo Pierre Thomas, che appunto in contrapposizione alla noia e alla monotonia della sua vita a Parigi decide di dedicarsi a una sorta di “giro dei sapori” tra un angolo e l’altro della Francia, in un continuo sperimentare che serve al protagonista per purificarsi dalla monotonia da cui sta fuggendo.
In conclusione, Jours de France è un film più che valido che, oltre a dare un’immagine originale della Francia rappresenta anche un notevole esempio di rinnovamento della struttura classica della commedia di coppia.