Tra i corti più lunghi presentati nella seconda serata di questa settima edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival è la produzione fantascientifica Konstruktor, per la regia del filmmaker polacco Piotr Dylewski.

Victor è un ricco magnate della tecnologia che, dopo aver creato una casa lontana dal resto del mondo dotata di ogni tipo di comfort, si sente però pervaso da una profonda solitudine. Decide quindi di trovare compagnia nel modo che gli riesce meglio: creandola dal nulla. Nasce così Eve, una bellissima bellissima ginoide incapace però di provare emozioni. La presenza di Eve però, che parla solo attraverso definizioni da dizionario e non può trasmettere alcun calore umano al suo creatore, comincia a stancare Victor, che decide così di manipolare i sistemi dell’androide per far si che incominci a provare sentimenti e sviluppi una propria personalità. Quando Eve comincia a mostrare i suoi primi sentimenti, le cose si complicano ulteriormente.

Il cortometraggio si distingue dagli altri presentati nel concorso internazionale per una certa superiorità dell’apparato tecnico (forse dovuto a un budget più alto rispetto ad altre produzioni) che assieme ad altri aspetti fa pensare che forse un prodotto simile sarebbe potuto comodamente essere un lungometraggio.

Ispirandosi chiaramente a una serie di film appartenenti al filone di un certo revival recente della fantascienza (in primis Ex Machina ma non solo) Dylewski propone una personale interpretazione dell’ormai visto e rivisto tema dell’uomo che vuole elevarsi a creatore tramite la tecnologia. Victor però ha creato Eve non per raggiungere un qualche status proibito ma, molto banalmente, perché si sentiva solo, e per lo stesso motivo cercherà di dotarla di emozioni.

Quella di Dylewski è insomma una versione semplificata e in un certo senso più umana di un tòpos ben noto a chi conosce il genere. Il giovane filmmaker polacco ne approfitta sicuramente per mettere in campo tutte le sue doti e confezionare un opera prima di una qualità elevatissima almeno dal punto di vista tecnico, con una regia studiata nei minimi particolari che sembra seguire lo stato della vicenda narrata, mantenendosi asettica e distante nei primi momenti per farsi via via più intima verso la fine.