“La Parrucchiera” di Stefano Incerti

La Parrucchiera è commedia pop, una coloratissima sceneggiata napoletana tutta al femminile.Nei quartieri spagnoli di Napoli, Rosa (Pina Turco) è una madre single che lavora come parrucchiera nel salone di Lello e Patrizia. Lello è attratto da lei fino all’ossessione, ma quando le avances si fanno troppo pesanti, Rosa con orgoglio si licenzia. Patrizia, che ha sempre considerato Rosa come una figlia, si sente tradita e prende il licenziamento della donna come un tradimento. Rosa inizia a lavorare in proprio: comunioni, funerali, qualcosa in casa, finché le sue amiche del cuore Micaela, donna passionale e intraprendente, e Carla, transessuale sensibile e materna, la spronano a fare il grande salto: aprire un salone tutto suo.
Testa e Tempesta, il nuovo negozio di Rosa, non senza difficoltà, acquista una certa fama fino a rivaleggiare con quello di Lello e Patrizia. Nel frattempo le protagoniste, sopratutto Rosa, dovranno fare i conti non solo in negozio, ma anche con l’amore.
Stefano Incerti – “Sono le donne ad avere rilievo assoluto nel film: in questa sorta di moderna società matriarcale l’uomo ha un ruolo marginalissimo e spesso non ne esce bene” – dirige una storia di cuore, vivace e vitale, al di sopra delle righe e della fantasia. Da un soggetto di Incerti con Luciano Stella di Mad Entertainment, La Parrucchiera si stacca dalla visione cinematografica e televisiva dalla Napoli di Gomorra.
Viene fuori un dipinto di donne forti, capaci di rialzarsi con ferrea dignità. Incerti non perde l’occasione di aggiungere tanto, forse troppo: la multiculturalità di una città che abbatte i pregiudizi amalgamando le unicità dei singoli, la scelta di non accettare più a giocare sporco, una critica alle immagini che la televisione fabbrica per i suoi luoghi comuni, un sistema che dà e toglie il successo, … Questo voler dire troppo rende il finale troppo frettoloso, lasciando situazioni non compiute. Ed è un peccato.E’ un peccato perché La Parrucchiera è un progetto con un’impostazione teatrale che contrasta eppure allo stesso tempo è la forza della messa in scena; il tutto poi è talmente controcorrente, pieno di musica napoletana, urla, personaggi di periferia esagerati ed esasperati, da provocare un’allegria contagiosa nello spettatore.