Il primo lungometraggio di Claudio Casale, da una sceneggiatura di Claudia De Angelis e Milo Tissone, prodotto nell’ambito dell’undicesima edizione della Biennale College Cinema, racconta la storia di Gemma e Adriano (Yile Yara Vianello e Andrea Palma); sono una coppia in attesa del primo figlio, che decide di affidarsi a una comunità spirituale per non contaminare la nuova esistenza in una società piena capitalista.

Si rivolgono rivolti alla comunità dell’Uovo (il film è diviso in 3 capitoli Guscio, Albume, Tuorlo): un gruppo spirituale che, sotto la guida di Guru Rajani (Regina Orioli), vive in contemplazione della fertilità e trascorre in comunione i momenti dei pasti, di meditazione e di preghiera sotto l’ombra dell’Uovo dorato che troneggia nel tempio.

È un film sulla solitudine di una coppia in attesa del primo figlio. La sua incertezza e la sua insicurezza nel trovare il proprio posto in una società frenetica la spinge verso una comunità meditativa, ma chiusa e rigida. Qui le fragilità dei futuri genitori sembrano curate con preghiere e simboli lontani dall’individualismo.

Ma quando la coppia rischia di vedersi portare via una delle poche certezze acchiappate, ripiomba nel vuoto.

La storia è interessante e lascerebbe spazio a molte riflessioni, non fosse per un finale che fa l’equilibrista sul paranormale, con una pseudo scena di un parto molto fastidiosa. Insomma si sciupa quella sensazione di credibilità e interesse per la coppia, e soprattutto si perde l’attenzione.