Le donne di Vivaldi alla Pietà di Venezia

Credits Carla Carletto

La suggestiva cornice della Chiesa di Santa Maria della Pietà ha ospitato per il Vivaldi Festival il 28 settembre il concerto Le donne di Vivaldi, una vera e propria maratona musicale di quasi due ore affidata a interpreti di primo livello come non se ne sentivano da tempo a Venezia che ha riscosso il pieno consenso del folto pubblico presente.

Credits Carla Carletto

Gli ospedali-conservatori veneziani nel 1700 erano quattro: la Pietà, i Mendicanti, gli Incurabili e l’Ospedaletto. Il più prestigioso di tutti era Santa Maria della Pietà che vi vide Antonio Vivaldi come maestro di violino dal 1703 al 1720Le “putte” o “ospealere”, ragazze povere, orfane o abbandonate dai genitori, vi ricevevano un’istruzione religiosa, culturale e domestica, ma soprattutto apprendevano la musica e il canto. Ci sono pervenuti i nomi di alcune di queste, annotati da Vivaldi nelle sue partiture: Bernardina del violin, Caterina della viola, Lucrezia del violon, Mariarosa del violon, Adriana e Prudenza della tiorba, Tonina dell’organo e Fortunata cantora. Turisti e intellettuali, come Rosseau o De Brosse o Goethe, venivano da tutta Europa per ascoltare la grazia e il virtuosismo delle putte.

Credits Carla Carletto

La serata è l’occasione per ripercorrere la vita di Vivaldi dalla nascita alla morte in miseria a Vienna nel 1741 attraverso gli agili testi di Myriam Zerbi interpretati dall’attore Filippo Plancher. La qualità degli artisti è altissima e la splendida acustica della Pietà ne risalta ancor di più la bravura. Il programma alterna pagine strumentali a estratti da opere del teatro vivaldiano. I Sonatori de la Gioiosa Marca diretti da Francesco Fanna si distinguono per la perfezione del fraseggio, la bellezza dei colori e la lettura elegante e incalzante, scevra da certi vezzi interpretativi fatti più per impressionare l’orecchio che per prassi filologica. Il Concerto per archi RV 127, seppur dalla scrittura omofonica ma dal bel carattere impetuoso finale, ben descrive il “terremoto” che Vivaldi portò nel mondo musicale di allora. Lodevole la proposta del Concerto per flautino RV 443, brano di rara esecuzione e di stampo nettamente virtuosistico affidato alla solista Dorothee Oberlinger, capace di muoversi con dimestichezza tra i trilli, le terzine e le continue scalette ascendenti e discendenti che puntellano i tre movimenti fino alla vorticosa cadenza finale. Più estatico e serioso il Concerto per liuto RV 93 in cui il solista Ivano Zanenghi infonde la miglior pratica possibile.

Credits Carla Carletto

Le donne di Vivaldi sono anche le tre artiste di fama internazionale Gemma Bertagnolli, Vivica Genaux e Sonia Prina. Tre voci dai caratteri precisi, ma complementari in questo excursus sulla vocalità vivaldiana. Esuberante il soprano Gemma Bertagnolli in “La speranza verdeggiando” da Orlando finto pazzo e carica di tensione guerresca in “Armatae face et anguibus” dalla Juditha triumphans, in cui voce e strumenti si rincorrono in un vortice di note, ma anche riflessivo e intimista in “Ombre vane, ingiusti orrori” dalla Griselda. Il mezzosoprano Vivica Genaux convince pienamente con “Fingi d’avere un cor” dall’Arsilda, regina di Ponto e “Agitata da due venti” dalla Griselda, aria di tempesta che manda sempre in visibilio il pubblico conquistandolo con il cambio dei registri, l’alternanza di gamme ascendenti e discendenti, il tumulto dei trilli e l’urgenza dei ritmi sincopati attraverso cui Vivaldi descrive la furia marina. Meno centrato il “Cum dederit” dal Nisi Dominus, a ritmo di siciliana cullante e languida, accostato al testo di Myriam Zerbi in cui si rievoca la severità dell’educazione delle putte. Dopo la stentorea “Frema pure, si lagni Roma” da Ottone in villa, Sonia Prina si abbandona alla lenta e sconsolata “Sovente il sole” dalla serenata Andromeda liberata per poi esprimere tutto l’affanno di Griselda in “Ho il cor già lacero”, in cui l’accompagnamento orchestrale mima il delirio della donna disperata. Al termine, “In memoria aeterna” dal Beatus vir, melodia celestiale che alimenta la leggenda sulla doppia natura di Vivaldi, angelo e demone: si dice ancora oggi che, quando il vento corre e increspa la laguna, lo spirito del “prete rosso” si consola scrivendo note sull’acqua di quella famosa composizione che il diavolo non gli permise in vita.

Luca Benvenuti