L’homme d’argille (The Dreamer), presentato all’interno della categoria Orizzonti – Extra, è l’ultima fatica della regista parigina Anaïs Tellenne.

Raphaël, un uomo con un occhio solo, è il custode di un’immensa villa in cui, però, non vive nessuno. Insieme alla madre anziana, anche lei in passato dipendente della ricca magione, vive all’interno della proprietà. Le giornate dell’uomo si susseguono tra loro tutte uguali: la caccia alle talpe, il lavoro nella tenuta, le prove con la cornamusa e gli incontri occasionali con la postina, fino a quando una notte arriva, senza alcun preavviso, Garance, la padrona di casa. La donna, un’artista rinomata, farà di Raphaël la propria musa e ne plasmerà una statua in argilla.

All’interno dell’analisi artistica si è normalmente indotti a domandarsi le motivazioni e le ragioni che hanno spinto l’artista a concepire ed elaborare la propria opera, che cosa o chi l’abbia ispirato/a. Ciò che raramente si fa, però, è interrogarsi sulla musa, vera e propria genesi dell’arte. Anaïs Tellenne fa proprio questo: si infiltra nella vita, nei sentimenti e nelle emozioni di Raphaël. Non il genio creativo, ma lo stretto rapporto che si genera tra l’arte e l’artista, tra il creato e il suo demiurgo.

Inevitabilmente il film porta alla mente dello spettatore la tragedia greca: come Prometeo plasma i primi uomini con l’argilla e porta loro il fuoco, così Garance plasma Raphaël e, semplicemente con la propria presenza, gli ridà la scintilla. Per non parlare della sottile allusione al Pigmalione ovidiano: l’ossessione che l’arte scatena nel proprio artista e l’amore che l’arte prova verso il proprio artista.

L’homme d’argille (The Dreamer) è un film che saldamente poggia le proprie basi sull’ottima regia offertaci da Anaïs Tellenne, nonchè sulla fotografia Pierre W. Mazoyer. Per non dimenticarci, infine, della memorabile interpretazione di Raphaël Thiéry, nei panni del protagonista.