Dalla sua Tolosa, da Parigi dove si perfeziona, dal suo Ballet-Theatre de l’Arch a Lione – polo culturale aperto ai cittadini – Maguy Marin giunge a Venezia per essere incoronata del “Leone d’oro” per la Danza.
La sua concezione psico-filosofica di quest’arte ha il suo sbocco trionfale presso la Laguna veneta dove il Direttore del Festival, Virgilio Sieni, si sintonizza “al gesto corporeo come bene comune e tratto della condivisione”.
Il corpo librato nella luce ,nei suoni, nel linguaggio e nell’habitus dei rioni e della sua gente vibra e si nutre di creatività di ciò che lo circonda.
E’ il substrato della motivazione del prestigioso Premio : un Corpo in movimento estetico che si inserisce nella polis per la sua incessante perlustrazione del nuovo e del realismo vitale.
Maguy Marin si ispira al grande fenomenologo Maurice Merleau-Ponty che centralizza il tema della corporeità e fa del vissuto dell’esistenza col mondo il centro della sua ricerca filosofica. Da qui la felice riesumazione dell’aforisma di Ponty da parte del Direttore Sieni : “Senza il mio corpo lo spazio nemmeno esisterebbe”: il mazzo di fiori simbolico che Sieni porge alla Mauguy Marin.
“IL DUO D’EDEN” che la Marin ci ha offerto prima della cerimonia di consegna del Leone d’oro alla carriera per la Danza al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia, la sera del 18 Giugno 2016, è la sintesi delle grandi perle compositive dei suoi spettacoli precedenti dal “Babel Babel” del 1976, a “Cendrillon” del 1985, al “Coups d’état del 1988, al “Made in France” del 1992, al “Quoi qu’il en soit” del 1999, all’Umwelt” del 2004,al “Turba “ del 2007, al “Salves” del 2010 e fra tutti il suo capolavoro “May B” ispirato all’universo letterario di Samuel Beckett, rappresentato nelle sale e nelle piazze di tutto il mondo.
Soprattutto per la Marin il poeta e filosofo Lucrezio Caro è l’uomo della ricerca infinita spinta agli ultimi confini della natura, così il suo“ Duo D’Eden” è la traduzione spasmodica di questa ricerca ricamata lievemente o tormentata nel profondo nell’incontro o nella fusione di due anime esplosive in corpi sublimizzati di due amanti.
Nell’attirarsi e nell’aggrapparsi in un fluido e incessante chiedersi il perché della loro attrazione e della loro ubriacatura esistenziale , ci si incanta nella fluidità dei loro movimenti, dell’armonia delle linee che si intrecciano e si sciolgono, della ribellione di risposte insolubili e misteriose come il mondo che li circonda, incarnato nei suoni di musiche dagli accenti di un primordialità intatta e tragica che rende sublimi la plasticità, la scioltezza, di ogni minima gestualità dei corpi dei due amanti.
E’ la narrazione laica di un Eden che sfida una divinità nascosta che lascia libere le sue creature nell’angosciante, fascinosa ricerca del loro continuo ricrearsi.