Livornese dalla vita breve e tormentata, Dedo o Modì, come fu soprannominato, viene qui narrato da un punto di vista originale: quello di Jeanne Hébuterne, l’ultima giovane compagna che si suicidò due giorni dopo la morte dell’amato, avvenuta all’Hôpital de la Charité di Parigi il 24 gennaio del 1920. All’epoca Jeanne era incinta e lasciava una figlia di un anno. È proprio a partire dalla sua figura e dalla lettura di un passo dai “Canti di Maldoror”, il libro che Modigliani teneva sempre con sé, che si apre il docu-film che trae ispirazione anche dalla mostra “Modigliani – Picasso. The Primitivist Revolution” – curata da Marc Restellini e in programma all’Albertina di Vienna – ed è arricchito dalle immagini di opere esposte sia all’Albertina, sia alla National Gallery of Art di Washington, nei musei e nelle collezioni di Parigi e nella grande mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse” del Museo della Città di Livorno.
Per comprendere Modigliani, quarto figlio di una famiglia di origini ebraiche sull’orlo di una crisi finanziaria, bisogna partire proprio dalla sua Livorno e da una provincia italiana che sin dagli albori gli è troppo stretta.
Il docu-film percorre le tracce dell’artista nei suoi luoghi più tipici: le strade, le piazze, il quartiere livornese della Venezia Nuova, la sinagoga, il mercato centrale, le montagne vicine e la campagna in cui aveva imparato il mestiere di pittore coi macchiaioli e dove trova poi materia per le sue statue, l’arenaria e il marmo. Scopriamo poi Modigliani nel confronto con le opere degli altri artisti a lui coevi, primi fra tutti proprio Brancusi e Picasso raccontati attraverso opere e spazi (l’Atelier Brancusi del Centre Pompidou e il Musée Picasso Paris). Tra i pittori dell’École de Paris, c’è anche Soutine, ebreo come lui, con il quale per un periodo condivide una casa-studio ancora rimasta inalterata. Ritroviamo Modigliani anche al caffè La Rotonde con Jean Cocteauc he ne fissa per sempre la presenza sulla “terrace” insieme a Picasso, André Salmon e Max Jacob. Di nuovo riusciamo a individuare tracce di Modigliani nella Parigi di oggi: il vagare notturno scendendo le scalinate di Montmartre verso Montparnasse nuovo centro di aggregazione, le passeggiate intorno al Pantheon, le cancellate chiuse del Jardin du Luxembourg. E poi i carri immaginifici della nuit blanche parigina che rappresentano possibili allucinazioni provocate dalle droghe – l’hashish, l’oppio e l’assenzio – che aprono le porte della visione. Ci sono poi i suoi mercanti e collezionisti: Paul Alexandre, il medico mecenate; Paul Guillaume il dandy parvenu ritratto più volte; Léopold Zborowski, l’ultimo mercante dell’artista, un poeta avventuriero, capace – grazie alla conoscenza del collezionista Jonas Netter – di garantirgli un piccolo salario mensile.
Modigliani, però, morirà povero e non riconosciuto. Solo in seguito diventerà uno degli artisti più quotati al mondo. E tra i più copiati. Il suo stile sembra semplice, ma è solo apparenza. Lo scopriremo al porto franco di Ginevra, nel laboratorio di Marc Restellini. Restellini, tra i maggiori esperti al mondo di Modigliani, autore di ricerche e scoperte sull’opera dell’artista che si avvalgono anche di analisi tecnologico-scientifiche condotte all’Institut Restellini, ha in preparazione il suo catalogo ragionato delle opere di Modigliani (pubblicazione prevista nel 2020). Nel docu-film racconta la cifra dell’arte di Modigliani e la sua evoluzione. Andremo poi a Londra, tra le fiere d’arte e lo studio di un pittore – falsario dichiarato – che ora firma le sue opere d’imitazione alla luce del sole. Solo pochi decenni fa – nel 1984, a 100 anni dalla nascita dell’artista – le teste ripescate nei fossi livornesi hanno sconvolto il mondo con una delle truffe più celebri che la storia dell’arte ricordi.
In occasione delle celebrazioni a 100 anni dalla morte di Modigliani, arriva al cinema solo il 12, 13, 14 ottobre MALEDETTO MODIGLIANI, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital. Diretto da Valeria Parisi e scritto con Arianna Marelli su soggetto di Didi Gnocchi, il docu-film racconta la vita e la produzione di Amedeo Modigliani (1884-
Le musiche originali del docu-film sono di Maximilien Zaganelli e di Dmitry Myachin, già autori della colonna sonora di Ermitage. Il potere dell’arte di Michele Mally (Nastro d’Argento 2020 come miglior documentario d’arte). La colonna sonora Originale del film, disponibile su etichetta Nexo Digital/Believe, contiene anche il brano di Piero Ciampi “Fino all’ultimo minuto” (courtesy of Warner Music Italy / Sugar Music).
La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital.
Per l’autunno 2020 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it, ARTE.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.