Marco Angius eleva la modernità strumentale di Beethoven

Al via il Ludwig Van Festival con la prima e la quinta Sinfonia

A una settimana dal suo annuncio, il Ludwig Van Festival riporta la grande musica al centro delle attività culturali proposte dalla città di Padova, con l’integrale delle Sinfonie di Beethoven. Benché sia superfluo specificare il pregio di un progetto di questo tipo, è doveroso sottolineare quanto questa nuova lettura dei nove capolavori sinfonici di Beethoven si avvii da un caloroso omaggio alla figura di Peter Maag, direttore che vent’anni fa, per la prima volta in Italia, intraprese l’operazione proprio con l’Orchestra di Padova e del Veneto. E’ lo stesso direttore Marco Angius a rivendicare la volontà di ricollegarsi al repertorio elettivo dell’orchestra, oltre a rinforzare il dialogo col pubblico che, nel primo appuntamento dello scorso venerdì 24 giugno, è accorso occupando l’intero Teatro giardino di Palazzo Zuckermann.

Sin dalle prime note, l’esecuzione dell’accoppiata sinfonica richiama l’attenzione sul bisogno di evidenziare l’assetto cameristico dell’organico, elemento distintivo dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Ne deriva una rivisitazione della prima e della quinta Sinfonia talmente raccolta all’ascolto da emulare, in alcuni punti, persino l’equilibrio del quartetto cameristico, offrendo una visione della struttura sinfonica, e dei singoli movimenti che la compongono, basata sulla trasparenza delle linee tematiche e delle pulsazioni ritmiche che la rendono viva. Le dinamiche vengono calibrate dal suono più forte a quello più lieve che lo spazio all’aperto fortunatamente non riesce a strappare all’orecchio del pubblico. Persino i tempi sembrano reagire alle sollecitazioni timbriche, ne è un esempio il celebre incipit ritmico che apre la quinta Sinfonia, suggestionando così il fraseggio, fino a dominarlo pienamente. A questo va aggiunto un ampio senso della direzione del discorso musicale che, nello svolgersi dell’esecuzione, ricompone la fisionomia strutturale dell’opera che non teme l’inciampo di qualche piccola imperfezione, probabilmente causata più da una condizione spaziale non propriamente idilliaca dal punto di vista della perfezione esecutiva.

Il Teatro Giardino di Palazzo Zuckermann accoglie così, nella leggiadria di uno spazio all’aperto, il primo contributo di Marco Angius e della sua orchestra alle Sinfonie di Beethoven, impreziosite da una serie di impercettibili micro accorgimenti, svelati al di fuori del cerimoniale imposto dalla sala da concerto. Ripetuti applausi coronano il successo di apertura del Ludwig Van Festival che rinnova l’invito per il prossimo 6 luglio, con l’esecuzione della quarta e della sesta Sinfonia.